La Monaca di Monza : Venere in convento di Roberto Gervaso

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  1. Selendream
     
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    Dimmi in ciel Luna che fai

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    Inizio questa discussione spero gradita su uno dei personaggi che ammiro molto...............anche lei personaggio denigrato, spesso non capito , con un anima nera che la portò a toccare penso oltre il fondo
    Prenderò spunto da questo libro che ho letto e che lo trovato molto bello per parlare di questa donna, per renderle forse un pò di quella giustizia che su questa terra non le è stata data

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    Addio alla Monaca di Monza quale peccatrice, dedita alle peggiori efferatezze sessuali con scellerati; dopo questo libro essa dovrà essere definita solo come "sventurata" come fece del resto Alessandro Manzoni del X capitolo dei Promessi sposi.
    Chi si fosse elettrizzato leggendo la celebre biografia di Mario Mazzucchelli si calmi; chi si fosse avventurato, come del resto il Manzoni nella "Storia patria" scritta nel ' 600 dal canonico Ripamonti, se la dimentichi; chi per sua virtù masochista avesse anche letto "Fermo e Lucia", il primo abbozzo dei Promessi sposi, in cui la storia della monaca Gertrude era ricca di nequizie poi scomparse nel romanzo, cancelli tutto dalla sua memoria. Perchè solo con la pubblicazione delle 606 pagine integrali degli atti del processo che turbò Monza, Milano e il cardinale Federigo Borromeo tra il 1607 e il 1609, sapremo tutta la verità. E subito monsignor Umberto Colombo, conservatore della casa del Manzoni, mette in guardia chi, appena possibile, potrà sfogliare il prezioso volume arricchito da saggi di sette studiosi e da una prefazione di Giancarlo Vigorelli, presidente del Centro: che mondino la loro mente da ogni giubilo erotico, che non scambino il severo e accurato lavoro dei saggi per pornografia di lusso: che non facciano scempio della rigorosa ricerca, volta solo a stabilire la verità della vita di suor Virginia, nata Marianna de Leyva: "Se mai lettori e giornalisti compissero questo scempio, non diano la colpa a noi studiosi, ma solo alla loro bassezza". Sia pur sgridati, i presenti alla conferenza stampa ascoltano con passione Giuseppe Farinelli che è il quarto studioso ad aver visto gli atti originali del processo, gelosamente conservati nell' archivio segreto della curia e raccolti in dieci fascicoli: il primo fu Alessandro Manzoni, che lo ebbe in mano dopo aver scritto la stesura definitiva della dolorosa storia della sventurata Gertrude; poi Tullio Dandolo, a metà dell' 800, che ebbe il permesso di tenerlo dieci giorni; infine nel 1957 il mai abbastanza sgridato Mazzucchelli soprattutto perchè la sua biografia vendette più di 400 mila copie, probabilmente agitando i sonni di giovinetti. A Farinelli invece, l' arcivescovo di Milano ha concesso di sfogliare gli antichi atti per 18 mesi: il che gli ha permesso di decifrare la scrittura sbiadita, anche con l' aiuto della brachigrafia, scienza che studia le abbreviazioni, perchè buona parte degli atti, scritti in latino (quando parlano i giudici o nel caso delle sentenze) o in lombardo del ' 600 quando parlano i testimoni e gli accusati, sono come stenografati. Dopo questa lettura accurata che viene riproposta integralmente, al Mazzucchelli se ne imputano di ogni colore: l' aver sbagliato di qualche mese l' età di suor Virginia il che può far pensare che sia stata fatta monaca, oltre che contro la sua volontà, anche prima dei 16 anni, età indispensabile per prendere il velo; di aver parlato della proposta di fuga di un prete assatanato con una monaca devota verso Venezia e non come negli atti, verso Ginevra, dove c' era la chiesa riformata. Sono particolari essenziali, che fanno rabbrividire lo studioso, mentre magari il lettore comune inseguirebbe più voracemente la bella deposizione di suor Virginia, confermata sotto tortura e piena di passionalità, sottomissioni, stregonerie, voglia di cavarsela ad ogni costo, cosa che poi come sanno tutti, non le riuscì. "Soprattutto gli atti sono arricchiti da un italiano lombardo dell' epoca, molto poetico, istintivo, che li rende anche un documento popolare di grande interesse, mentre chi se ne è servito, li ha sempre italianizzati, rovinandoli". Lo storico Attilio Agnoletto, commuove tutti ricordando che la povera protagonista di grandi e miserabili romanzi fu soprattutto una vittima, "violentata quando fu forzata a farsi monaca, violentata quando le badesse la costrinsero a fermarsi in convento, violentata quando l' Osio spezzò le sue resistenze, violentata quando le fu portata via la figlia, violentata quando fu torturata dal vicario criminale e poi sepolta viva, per 15 anni, in una miserabile celletta".


    LaSignoradiMonza_-Giuseppe_Molteni

    Titolo: La monaca di Monza
    Autore: Roberto gervaso
    Genere: Romanzo storico
    Pagine: 204
    Casa editrice: Edizione CDE spa-Milano su licenza del gruppo editoriale Fabbri
    Data edizione: 1984

    Roberto Gervaso racconta una tra le più intriganti e inquietanti love story di tutti i tempi, quella tra la bellissima e aristocratica Virginia de Leyva (la Gertrude manzoniana), nobildonna di famiglia spagnola monacata a forza appena adolescente, e Gian Paolo Osio, giovane e spregiudicato play-boy dell'epoca privo di scrupoli e rimorsi. Teatro della vicenda è il monastero di Santa Margherita, a Monza, tra gli ultimi anni del Cinquecento e l'inizio del Seicento. In queste pagine Gervaso ricostruisce e racconta tutto quello che il Manzoni nascose sotto il sublime "da sventurata rispose": gli incontri peccaminosi, le due gravidanze, la fine terribile degli amanti che, scoperti, furono condannati lui alla decapitazione, lei a essere murata viva.

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    è difficile commentare questo libro che di per sè non è un romanzo, a mio parere, ma una ricostruzione storica molto dettagliata...
    Quando ho iniziato la lettura pensavo infatti più ad un romanzo e per questo sono rimasta un pò delusa.

    Resta il fatto che esposta fra le pagine di Gervaso ci sia una grandissima passione e determinazione affinchè l'amore perduri nonostante gli evidenti ostacoli dogmatici!
    Se il libro fosse stato scritto oggi, ai tempi nostri, forse non avrebbe avuto il clamore che invece tale storia fece ...La monaca di Monaca, da noi tutti associata a simbolo del peccato...in realtà ha amato un uomo..uno soltanto e non senza provare gioie effimere inevitabilmente seguite da grandissimi e logoranti sensi di colpa che la portavano di volta in volta ad autopunirsi infliggendosi punizioni inenarrabili ...spesso ho stretto forte gli occhi dinanzi a certe cose che le monache si imponevano per allontanare da loro la tentazione del peccato...o per allontanare la colpa una volta compiuto il " fattaccio"
    Fattore determinante la spesso inesistente vocazione ad offrirsi unicamente al Signore; La nostra Virginia de Leyva non avevo certo intenzione di farsi monaca...è stata,con l'inganno e la fomentazione, vittima di un padre inesistente e di una zia bigotta.
    Ha espiato le sue pene, al punto da divenire poi in odor di santità,e a settantacinque anni è "calata nella tomba" dopo una vita intrisa sì di rosso sangue ( di cui però non era la diretta responsabile) sia di rosso passione!

    La sua fama attuale si deve soprattutto al romanzo I promessi sposi, nel quale Alessandro Manzoni trasse ispirazione dalla sua vicenda cambiando la composizione della famiglia, la cronologia, certi altri particolari vengono mutati...nel libro di Manzoni infatti non si parla della zia nè tanto meno Virginia resta orfana di madre ( come invece è nella realtà) ancora bambina e le viene affidato il nome manzoniano di Gertude.


    Curiosità sui luoghi della storia raccontata, da Wikipedia:

    -Ai de Leyva è dedicata una via centrale di Monza che congiunge via Enrico da Monza con via Lecco.

    -Via della Signora a Monza, il cui tracciato costeggia l'antico giardino del soppresso convento di S. Margherita, è la strada dedicata a Suor Maria Virginia de Leyva.

    -Molti, erroneamente, identificano lo storico collegio delle suore preziosine in via Lecco, sede di un Liceo Artistico rinomato, con il convento delle monache del romanzo manzoniano.

    -In via Marsala n.44 a Monza si trova l'ex convento dei frati cappuccini, ora in fase di riconversione residenziale, citato nel romanzo I promessi sposi, dove Renzo e Lucia furono inviati dal padre Cristoforo dovendo fuggire da Lecco.

    -La lapide murata in loco recita: «Questo luogo già convento dei Cappuccini fu immortalato dall'arte dei Promessi sposi. Rifugio di deboli difesa di oppressi esaltazione di umili su prepotenze e tempi vindice la benefica fede ai trionfi avvezza.»

    Nel complesso, un libro da leggere ma da approcciare come una ricostruzione storica e non come un romanzo.
     
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48 replies since 14/1/2016, 12:12   1649 views
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