IL SECOLO DI LUIGI XIV

Siècle de Louis XIV di Voltaire

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    Vivi una buona vita onorevole, così quando sarai vecchio e te la vedrai passare davanti agli occhi, potrai gioirne una seconda volta. Condividi la tua conoscenza e sii gentile con il prossimo, ognuno di noi, in cuor suo sta lottando le sue battaglie.

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    Nel capitolo venticinquesimo scriverà della singolarità del regno di Luigi XIV.
    Luigi XIV mise nella sua corte, come nel suo regno, tanto sfarzo e tanta magnificenza, che i minimi particolari sulla sua vita interessano tanto i posteri.
    🍃 In Francia soprattutto si è più bramosi di conoscere i particolari della vita della sua corte che i rivolgimenti di altri Stati. Tale è la conseguenza di una grande riputazione. Si preferisce sapere quel che accadde nell'alcova e nella corte d'Augusto che i particolari delle conquiste di Attila o di Tamerlano. 🍃
    Per questo motivo nessuno storico ha omesso di render pubbliche le passioni di Luigi XIV per la baronessa di Beauvais, per la signorina d'Argencourt, per la nipote del cardinal Mazzarino, che poi sposò il conte di Soisson, padre del principe Eugenio, e soprattutto per Maria Mancini, sua sorella, che sposò il connestabile Colonna.
    Di tutte queste passioni soltanto Maria sembrò problematica, poiché pensò di prenderla in moglie.
    Leggeva le tragedie di Corneille, e su di esse formava il gusto.
    Anna d'Austria aveva trasmesso al figlio una specie di nobile e fiera galanteria, unendovi la dolce libertà che fioriva solo in Francia.
    Quando si innamorò di Maria, imparò facilmente l'italiano per compiacerle; al tempo del suo matrimonio studiò lo spagnolo.
    Sembra che il cardinale Mazzarino vigilasse contento sull'ignoranza di Luigi per tenerlo sotto scacco.
    La corte si occupava di giochi, balli e commedie.
    Il cardinale Mazzarino fece rappresentare delle opere in musica italiana, eseguite da cantanti che fece venire d'Italia.
    🍃 La danza, che può rientrare nel quadro delle arti perché segue regole fisse e dona grazie al corpo, formava uno dei maggiori divertimenti della corte. Luigi XIII aveva preso parte una sola volta a un balletto, nel 1625; era un balletto grossolano, che non annunciava, per nulla quel che divennero tutte le arti in Francia trent'anni dopo. 🍃
     
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    Luigi XIII lasciava un triste ricordo di sé al contrario del figlio che trasmetteva speranza.
    Alcuni mesi dopo la morte di Mazzarino, accadde un fatto che tutti gli storici, stranamente, ignorarono.
    Un prigioniero sconosciuto fu relegato con il massimo segreto, nel castello dell'isola Saintre-Marguerite, nel mare di Provenza; era di statura superiore alla norma, giovane, di bell'aspetto.
    Il prigioniero durante il viaggio indossava una maschera, dietro l'ordine di ucciderlo se tentava di smascherarsi.
    Rimase nell'isola finché un ufficiale di nome Saint-Mars, lo andò a prendere per condurlo alla Bastiglia.
    🍃 Lo sconosciuto fu condotto alla Bastiglia, dove fu alloggiato nel modo migliore che consentiva quel castello. 🍃
    Suonava la chitarra e tutto quello che richiedeva veniva accordato.
    Un medico della Bastiglia disse di non aver visto mai il volto del prigioniero.
    🍃 Il semplice tono della sua voce destava interesse; non si lamentava mai del suo stato, e non dava mai a vedere chi potesse essere. 🍃
    Lo sconosciuto morì nel 1703 e fu sotterrato di notte nella parrocchia di San Paolo.
    Questo caso è sicuramente molto particolare :) nessun nobile compare come rapito oppure incarcerato, eppure lo strano prigioniero era servito e riverito come un nobile...
    Un giorno il prigioniero incise qualche parola con un coltello su un piatto d'argento, e poi gettò il piatto dalla finestra, in direzione di una barca ch'era a riva, vicino al muro della torre.
    Un pescatore raccolse il piatto consegnandolo al governatore.
    Colui che trovò il piatto da analfabeta non comprese il fatto ma questo comportò il primo squarcio al mistero...
    🍃 Tra le persone che hanno avuto immediata conoscenza di questo fatto ve n'è una assai degna di fede che vive ancora. 🍃
    Nota del libro: << Ciò fu scritto nel 1750. [Nei suoi Notebooks ( p 124) Voltaire scrive che il misterioso prigioniero era <sospettato di essere un fratello maggiore di Luigi XIV >].>>
    Il signor di Chamillart fu l'ultimo ministro che conobbe lo strano segreto.
    Il secondo maresciallo della Feuillade, suo genero lo scongiurò di dirgli il segreto che non fu mai svelato lasciando ai posteri la storia de <<l'uomo dalla maschera di ferro >>; Chamillart gli rispose che si trattava di un segreto di Stato, e che aveva fatto giuramento di non propalarlo mai.
     
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    Fratello maggiore di Luigi XIV oppure no?? :)
    Continuiamo con il ventiseiesimo capitolo :)
    La fama di aver tantissime amanti precede la fama di Re Sole.
    🍃 Alla gloria, ai piaceri, alla grandezza, alla galanteria che occuparono i primi anni del suo governo, Luigi XIV volle aggiungere le dolcezze dell'amicizia; ma è difficile che un re riesca a fare scelte felici: uno dei due individui verso i quali dimostrò maggior fiducia lo tradì indegnamente, l'altro abusò del suo favore.🍃
    Il re ingannato, in tempi posteriori disse:
    🍃 Ogni volta che assegno una carica vacante, mi creo cento malcontenti e un ingrato. 🍃
    Ricordo che molte cariche si compravano e si vendevano :)
     
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  4. Bianca Serena
     
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    CITAZIONE (*Marianna* @ 13/3/2016, 16:05) 
    Luigi XIII lasciava un triste ricordo di sé al contrario del figlio che trasmetteva speranza.
    Alcuni mesi dopo la morte di Mazzarino, accadde un fatto che tutti gli storici, stranamente, ignorarono.
    Un prigioniero sconosciuto fu relegato con il massimo segreto, nel castello dell'isola Saintre-Marguerite, nel mare di Provenza; era di statura superiore alla norma, giovane, di bell'aspetto.
    Il prigioniero durante il viaggio indossava una maschera, dietro l'ordine di ucciderlo se tentava di smascherarsi.
    Rimase nell'isola finché un ufficiale di nome Saint-Mars, lo andò a prendere per condurlo alla Bastiglia.
    🍃 Lo sconosciuto fu condotto alla Bastiglia, dove fu alloggiato nel modo migliore che consentiva quel castello. 🍃
    Suonava la chitarra e tutto quello che richiedeva veniva accordato.
    Un medico della Bastiglia disse di non aver visto mai il volto del prigioniero.
    🍃 Il semplice tono della sua voce destava interesse; non si lamentava mai del suo stato, e non dava mai a vedere chi potesse essere. 🍃
    Lo sconosciuto morì nel 1703 e fu sotterrato di notte nella parrocchia di San Paolo.
    Questo caso è sicuramente molto particolare :) nessun nobile compare come rapito oppure incarcerato, eppure lo strano prigioniero era servito e riverito come un nobile...
    Un giorno il prigioniero incise qualche parola con un coltello su un piatto d'argento, e poi gettò il piatto dalla finestra, in direzione di una barca ch'era a riva, vicino al muro della torre.
    Un pescatore raccolse il piatto consegnandolo al governatore.
    Colui che trovò il piatto da analfabeta non comprese il fatto ma questo comportò il primo squarcio al mistero...
    🍃 Tra le persone che hanno avuto immediata conoscenza di questo fatto ve n'è una assai degna di fede che vive ancora. 🍃
    Nota del libro: << Ciò fu scritto nel 1750. [Nei suoi Notebooks ( p 124) Voltaire scrive che il misterioso prigioniero era <sospettato di essere un fratello maggiore di Luigi XIV >].>>
    Il signor di Chamillart fu l'ultimo ministro che conobbe lo strano segreto.
    Il secondo maresciallo della Feuillade, suo genero lo scongiurò di dirgli il segreto che non fu mai svelato lasciando ai posteri la storia de <<l'uomo dalla maschera di ferro >>; Chamillart gli rispose che si trattava di un segreto di Stato, e che aveva fatto giuramento di non propalarlo mai.

    Stiamo parlando della Maschera di ferro????
     
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  5. Klara Kleyla
     
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    E' possibile inserire credo qualcosa che va al di là della ricerca storica del grande Voltaire ^_^
    Dal sito dedicato al mistero ^_^
    << E chi non è affascinato da questo enigma? Alexandre Dumas lo rese noto in tutto il mondo. La soluzione, da lui proposta nei suoi romanzi d’appendice, si ispirava alle ricerche di Voltaire. Un secolo prima il grande letterato aveva indagato sull'Uomo dalla maschera di ferro e raccolto utilissime informazioni. Le sue deduzioni sono illuminanti. Dopo attenta analisi, Voltaire pensò di aver risolto il problema, ma in realtà gli mancava ancora il pezzo più importante del puzzle. Quello che abbiamo noi oggi. Bisogna cercarlo alla Bastiglia.
    Andiamo per ordine. Siamo nel 1751. Nel venticinquesimo capitolo dell’opera Le Siècle de Louis XIV, Voltaire scrive: “Alcuni mesi dopo la morte di Mazzarino si verificò un avvenimento senza precedenti che, cosa non meno singolare, fu ignorato da tutti gli storici. Si condusse in gran segreto alla fortezza dell’isola di Santa Margherita, nel mare di Provenza, un prigioniero sconosciuto di altezza superiore alla media, giovane e dal portamento nobile e fiero. Questo prigioniero portava durante il viaggio una maschera il cui sottogola era munito di molle d’acciaio che gli permettevano di mangiare pur tenendo la maschera sul volto. Era stato ordinato di ucciderlo nel caso in cui egli si scoprisse. Il prigioniero rimase sull’isola fino a quando un ufficiale di fiducia di nome Saint Mars, governatore di Pinerolo, essendo stato nominato nel 1690 governatore della Bastiglia, andò a prenderlo e, dall’isola di Santa Margherita, lo condusse, sempre mascherato, alla Bastiglia.Il marchese di Louvois gli fece visita sull’isola prima del trasferimento. Lo sconosciuto venne portato alla Bastiglia, dove fu alloggiato nel modo più comodo possibile per quella fortezza; non gli si negava nulla di ciò che chiedeva. Egli prediligeva la biancheria di straordinaria eleganza e i pizzi. Suonava la chitarra, veniva trattato con il massimo rispetto, e il governatore si sedeva raramente davanti a lui. Un vecchio medico della Bastiglia che lo curò diverse volte disse di non aver mai visto la sua faccia, nonostante ne avesse esaminato la lingua e il resto del corpo. Secondo il medico egli aveva una bellissima figura, la pelle un po’ scura, un timbro di voce che risvegliava interesse in chi lo ascoltava. Non si lamentava della propria situazione e non faceva niente per svelare il suo segreto. Questo sconosciuto morì nel 1703 e fu sepolto nella parrocchia di Saint Paul durante la notte. Ciò che stupisce maggiormente è il fatto che quando lo sconosciuto fu mandato sull’isola di Santa Margherita in Europa non scomparve nessun uomo importante.” Voltaire s’era imbattuto nel singolare episodio già prima del 1738. Durante i suoi soggiorni forzati alla Bastiglia – vi fu rinchiuso due volte –, il letterato aveva avuto la possibilità di raccogliere testimonianze sul prigioniero. Presto dovette arrendersi all'evidenza: si trattava di un segreto di Stato talmente ben custodito, che non sarebbe mai riuscito a venirne a capo appoggiandosi a prove concrete. Poteva soltanto formulare delle ipotesi. Alla fine optò per la teoria che identificava lo sconosciuto con il fratello gemello di re Luigi XIV, Re Sole. La motivazione presentata dallo scrittore si basa su di una logica schiacciante: se si voleva nascondere il volto del detenuto con una maschera, ciò significa che i suoi lineamenti dovevano essere noti a molte persone. In un’epoca in cui la fotografia non esisteva, sicuramente le facce celebri – quelle che ognuno avrebbe riconosciuto senza troppi problemi – erano poche, e la più famosa di tutte apparteneva al re di Francia. Argomentazione ineccepibile.
    In un’edizione successiva de Le Siècle de Louis XIV, Voltaire aggiunge nuove informazioni: “Tale prigioniero era sicuramente una personalità importante (…) Il governatore poneva di propria mano i piatti sul tavolo del detenuto e si ritirava dopo aver chiuso la porta della cella.”
    Prima di essere trasferito alla Bastiglia, l’Uomo dalla maschera di ferro fu rinchiuso per alcuni anni nella fortezza dell’isola di Santa Margherita, presso Nizza, sotto la sorveglianza del governatore Saint Mars. Un cugino del governatore Saint Mars di servizio sull’isola, l’ufficiale Blainvilliers, riuscì a spiare la Maschera nascostamente. Blainvilliers riferisce: “(…) aveva un volto pallido, la figura alta e ben proporzionata, con le gambe un po’ grosse in basso, i capelli bianchi, anche se non sembrava molto vecchio.” Dunque il prigioniero doveva avere un’età matura allorché raggiunse Santa Margherita, e cioè prima di essere trasferito alla Bastiglia. Non era il giovane di cui parlava Voltaire, forse ingannato dal particolare del portamento fiero. Un documento della Bastiglia fa luce sul mistero. Ma qual è stato, esattamente, il percorso di quell’odissea tormentata che sospinse l’infelice da una prigione all’altra per ben trent’anni? Pinerolo, Exiles, Santa Margherita, Bastiglia. Ogni carcere doveva essere ristrutturato prima del suo arrivo. Affinché l’isolamento fosse totale, venivano sempre costruite tre porte di accesso alla sua cella, mentre all’interno di essa la finestra doveva essere munita di tripla inferriata. La corrispondenza intercorsa tra Luigi XIV, Saint Mars e il ministro alla Guerra Louvois circa la detenzione della Maschera e che possediamo tutt’oggi, riporta somme enormi, spese per mantenere in vita lo sconosciuto in modo principesco e nel più grande segreto. La prima tappa fu, quindi, Pinerolo. Nella fortezza piemontese – più tardi distrutta – l’Uomo dalla maschera di ferro iniziò la sua detenzione. E sin dall’inizio era sotto la sorveglianza del governatore Saint Mars, il quale veniva profumatamente pagato per questo servizio. Voltaire non lo sapeva. Il letterato era convinto che lo sconosciuto fosse apparso per la prima volta a Santa Margherita, e cercava quindi di individuare la sparizione di un personaggio importante dalla scena europea con una decina d’anni di ritardo. Senza essere al corrente di Pinerolo, Voltaire non poteva risolvere l’enigma. Cercava nell’epoca sbagliata. Ma se avesse avuto accesso a un certo documento della Bastiglia, si sarebbe reso conto dell’errore.
    Ed è questo il pezzo mancante del puzzle: il documento della Bastiglia. La prova storica che collega la Maschera alla fortezza piemontese di Pinerolo, ci viene fornita da un carceriere della Bastiglia, il luogotenente du Junca. Quest’uomo coscienzioso riportava sistematicamente in un suo registro l’entrata e l’uscita di ogni prigioniero dal castello. Non era tenuto a farlo, ma evidentemente ci teneva a sapere con esattezza chi arrivava alla fortezza e chi la lasciava, con tanto di date. E all’arrivo della Maschera – nel 1698 – du Junca scrisse: “Giovedì 18 settembre alle tre del pomeriggio è arrivato il signore di Saint Mars, nuovo governatore del castello della Bastiglia, proveniente dalle isole di Santa Margherita e Honorat, portando con sé nella sua lettiga un vecchio prigioniero che egli custodiva già a Pinerolo. Questo prigioniero è sempre mascherato e nessuno ne conosce il nome.” E chi custodiva Saint Mars, ex moschettiere del re e buon amico del famoso D’Artagnan, a Pinerolo? Un prigioniero più che prominente, la cui maschera celava un volto celebre almeno quanto quello di Re Sole. Un personaggio che anni dopo, ufficialmente, sarebbe morto nella fortezza piemontese improvvisamente, in preda a convulsioni e mal di cuore. Ma si trattava di una messinscena, una misura di sicurezza per farlo sparire per sempre dietro una maschera. Non si voleva ucciderlo, perché quest’uomo conosceva un segreto della massima importanza. E forse Luigi XIV sperò davvero, fino all’ultimo respiro della Maschera di ferro, di venirne a capo. Non fu così.
    Intanto però l’Uomo dalla maschera di ferro morì. Prima del sovrano. Spirò portando il suo segreto nella tomba, dimenticato dal mondo, in una cella della Bastiglia. Rassegnato e triste, incise alcuni versi poetici sulla porta del carcere che lo teneva prigioniero. Versi nostalgici, che aveva composto per lui un amico poeta e che rispecchiavano il suo tragico destino:
    “Oronte est a present un object de clemence;
    s’il a cru les conseils d’une aveugle puissance,
    il est puni par son sort rigoreux,
    et c’est etre innocent que d’etre malheureuse.”
    È in programma un saggio che tratta esclusivamente l’enigma della Maschera di ferro e svela il mistero con tutte le sue implicazioni.
    Probabile uscita: aprile 2016.
    http://storia-controstoria.org/europa-segr...ria-di-francia/

    Un altro sito è
    www.misterieleggende.com/leggende/la_maschera_di_ferro.php
     
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  6. Klara Kleyla
     
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    << Il 19 novembre 1703, dopo una breve malattia, un uomo che aveva il volto coperto da una maschera di ferro, moriva nella prigione della Bastiglia.
    Vi era stato imprigionato trentaquattro anni prima e persino il responsabile delle carceri reali, luogotenente Etienne du Jonca, non ne conosceva l'identità.
    Nel suo diario annotava: «Ho sempre solo saputo che lo chiamavano M. de Marchiel». Il giorno dopo la morte, l'uomo era stato sepolto sotto il nome di Marchiolly e subito dimenticato dal mondo. Divenne, invece, celebre circa un secolo dopo, a seguito di un libro di Voltaire, “Il secolo di Luigi XVI”, in cui finalmente si raccontava la vera storia della maschera di ferro. >>
    Non so.. qui scrive Luigi XVI.. errore? :huh:
    << Stando a Voltaire, qualche mese dopo la morte del cardinale Mazarino (avvenuta nel 1661), un giovane prigioniero col volto coperto da una maschera di ferro - o meglio una singolare maschera composta dal naso in giù di sottili lamelle mobili di metallo così che l'uomo poteva nutrirsi senza togliersela - era stato tradotto alla prigione dell'Ile Sainte Marguerite. Gli ordini erano tassativi: ucciderlo se avesse tentato di togliersi la maschera. Al prigioniero, «uomo di grande statura... di nobile e aggraziato aspetto», era concesso chiedere e ottenere ogni cosa. Ciò che lo rendeva più felice erano stoffe e merletti di finissima fattura. Doveva evidentemente trattarsi di un personaggio di alto rango, se il governatore in persona scendeva sovente nelle segrete per fargli visita. Anche al medico che lo andava ogni tanto a controllare era vietato levargli la maschera. L'uomo misterioso, secondo Voltaire, era morto nel 1704 (una data sbagliata, che slitta di un anno), ma la cosa singolare sta nel fatto che quando era stato imprigionato per la prima volta all'Ile Sainte Margherite, in Europa non si era segnalata la scomparsa di alcun personaggio di nobile rango. Secondo Voltaire, un giorno l'uomo aveva inciso alcune parole su un piatto e lo aveva gettato dalla finestra della prigione. Il piatto era stato trovato da un pescatore, il quale recatosi dal governatore della prigione si era sentito chiedere: «Avete per caso letto che cosa c'è scritto?». Quando il pover’uomo gli aveva risposto che, per la sua ignoranza, non era in grado di farlo, l'altro lo aveva licenziato semplicemente dicendogli: «Bene, allora, potete andare... siete un uomo fortunato».
    La storia proposta da Voltaire creò sensazione. Molte voci si erano rincorse a proposito del misterioso prigioniero, ma non c'era stato mai nessuno che aveva avuto il coraggio di affrontare l'argomento in modo così aperto e chiaro. In verità, una stravagante e assurda storia intitolata “La maschera di ferro”, a firma di un certo cavaliere di Mouhy, era stata pubblicata ma subito bandita cinque anni prima, anche se la vicenda era ambientata in Spagna e aveva pochi punti di contatto con quella della vera maschera di ferro. Chi era dunque l'uomo che si celava sotto la maschera e che cosa aveva finito per ricevere una simile punizione? Vent'anni dopo, in “Domande sull'Enciclopedia”, Voltaire rivelava la verità o, per lo meno, quella che lui riteneva fosse la verità. Per comprendere meglio la sua ipotesi dobbiamo inoltrarci di qualche passo nella storia della Francia.
    Si diceva che Luigi XIII fosse impotente e che comunque non corresse buon sangue con la moglie, Anna d'Austria. La regina, infatti, era intima del cardinal Mazarino, di cui condivideva le idee e gli atteggiamenti politici e molto probabilmente anche il letto, tanto che dopo la morte del re qualcuno era arrivato a sostenere che i due avevano contratto un matrimonio segreto. Ecco, ora, la teoria di Voltaire: Anna d'Austria aveva avuto un figlio da Mazarino, prima della nascita dell'erede Luigi XIV. Il re, ovviamente, non era al corrente di questo, ma se la cosa è vera, il delfino aveva in realtà un fratello maggiore, cui, per quanto illegittimo, sarebbe potuta toccare la corona. Questo il motivo per cui Luigi aveva deciso di imprigionare il fratellastro, il volto eternamente coperto da una maschera, per evitare che eventuali forti somiglianze riconducessero la sua nascita alla progenite reale... Nel 1847, oltre un secolo dopo il racconto di Voltaire, toccava ad Alessandro Dumas dare alle stampe il celebre romanzo “L'uomo dalla maschera di ferro”, uno dei tanti fortunati seguiti alla serie de “I tre moschettieri”. È soprattutto su questa trama che si fonderanno poi tutte le altre elucubrazioni successive, non da ultimi gli spunti che hanno portato questa misteriosa vicenda sugli schermi cinematografici. Secondo Dumas, il poveretto era il fratello gemello di Luigi XIV. Ma non era un'ipotesi condivisa solo da lui, comparve anche in un'altra opera dal titolo “Memorie del duca di Richelieu”, pubblicata a Londra nel 1790. Si diceva che Luigi era nato a mezzanotte e il fratello gemello era stato partorito alle 8,30 della mattina seguente, mentre il padre stava facendo colazione. Approfittando della sua assenza, le balie lo avevano subito fatto sparire, per evitare grane nella successione regale. Ma si era poi scoperto che in realtà “le Memorie” altro non erano che un falso del segretario del duca, l'abate Soulavie, e la storia è quasi certamente da ritenersi una mera invenzione. Nella sua introduzione alla traduzione del libro di Dumas, il critico letterario Sidney Dark scrive: “Altre strampalate teorie hanno identificato il prigioniero con il duca di Monmouth, figlio illegittimo di Carlo II, con un certo patriarca armeno, con Fouquet, l'ambizioso ministro dei primi anni di regno di Luigi XIV, una delle figure centrali del romanzo di Dumas e, idea fra le più bizzarre, addirittura con Molière. Correva voce che dopo lo strepitoso successo del “Tartufo”, i Gesuiti, offesi, fossero riusciti a convincere il re a farlo sparire dalla circolazione. Ovviamente, tutte queste ipotesi non sono solo fantasiose, ma incredibili. Gli storici più seri sono dell'idea che l'uomo che si nascondeva sotto la maschera di ferro fosse un italiano, un certo Mattiolo, ministro del duca di Mantova, che si era attirato l'ira di Luigi per chissà quali intrighi”.
    Ma Dark non era del tutto corretto. L'uomo che molti ritenevano fosse la maschera di ferro, era un italiano, un certo Ercole Mattioli, nato nel 1640, già segretario del duca di Mantova. Il presunto oscuro intrigo che aveva fatto irritare il re Luigi XIV era una transazione, una faccenda complessa. Nel 1632 la Francia aveva conquistato l'importante fortezza piemontese della città di Pinerolo. Circa trent'anni dopo, aveva pensato di poter acquistare un altro pezzo di territorio italiano nello stesso modo, annettendosi un'altra rocca decisiva, quella della città di Casale, nei pressi di Torino, altra proprietà del duca di Mantova. Questi, in grave crisi finanziaria, aveva assoluta necessità di vendere, ma le trattative per il passaggio dovevano svolgersi nella massima riservatezza, perché, mentre Luigi era in rotta con la Spagna, il duca di Mantova era circondato da molti amici spagnoli. Mattioli, che stava trattando l'affare, si era lasciato scappare qualche parola di troppo e gli alleati spagnoli del duca erano venuti a conoscenza delle richieste del re di Francia, così che la cosa non era andata in porto. Luigi era furibondo, ma fintanto che Mattioli stava in Italia non poteva assumere alcun provvedimento nei suoi confronti. Prima di tutto Mattioli non doveva essere informato dell'ira del re verso di lui. In secondo luogo doveva essere attirato con qualche scusa a Pinerolo e qui, entrato nella giurisdizione reale, avrebbe potuto essere arrestato. Così era accaduto e Mattioli era stato tradotto nelle carceri di Pinerolo, cui era preposto il governatore Saint-Mars. Inoltre, tutto doveva restare segreto. Mattioli, molto semplicemente, doveva sparire, per marcire in prigione fino alla morte. Non sappiamo con precisione quando tutto questo accadde, ma è presumibile sia avvenuto attorno al 1694. Mattioli è senz'altro un ottimo candidato, se anche si ricorda, tra l'altro, che Etienne du Jonca, luogotenente del re e sovrintendente della prigione dove era custodito, diceva che era conosciuto come "M. Marchiel" e il nome che venne poi impresso sulla tomba fu "Marchiolly". Ma, viene da chiedersi, se Mattioli era veramente l'uomo dalla maschera di ferro, per quale motivo il re avrebbe tenuta celata per così tanto tempo la sua vera identità, soprattutto dopo che l'aveva fatto trasferire da Pinerolo alla prigione dell'Ile Sainte Marguerite e poi alla Bastiglia? Forse perché Mattioli era stato rapito in Italia, fatto che avrebbe potuto sollevare delle questioni di politica internazionale. Ma in un momento storico così improntato al pragmatismo, difficilmente qualcuno si sarebbe scandalizzato della cosa; e poi, perché impedire che il volto del prigioniero potesse essere visto? Chi l'avrebbe potuto riconoscere? Che aggiungere invece a proposito dell'ipotesi dei due gemelli, ancora oggi l'idea che si è più di tutte radicata nella fantasia della gente e dell'opinione popolare? L'idea era nata circa mezzo secolo prima che Dumas pubblicasse il suo romanzo. Caduta la Bastiglia nel corso della Rivoluzione francese, gli archivi della prigione vennero resi noti in un lavoro a stampa intitolato “Bastiglia senza segreti”. Il responsabile della commissione che aveva avuto il compito di prendere in esame la questione, un certo M.Charpentier, esaminò tutti i documenti possibili che in qualche modo lo portassero a identificare l'uomo nascosto sotto la maschera di ferro. Confrontando quei dati con quelli dell'archivio reale non era emerso nulla, neppure un piccolo indizio, in cui saltasse fuori che la regina Anna aveva dato alla luce due gemelli, oppure un figlio illegittimo. Tuttavia Charpentier era riuscito a scovare lo stesso qualcosa di interessante a proposito del "vecchio prigioniero", una specie di curiosa leggenda. Si diceva che l'uomo era il figlio avuto da Anna d'Austria con il duca di Buckingham, l'affascinante, diabolico ministro di Giacomo I e Carlo I. Era risaputo che non gli era occorso molto per sedurre Anna, nel corso del suo soggiorno in Francia nel 1626, anche se non si sa con quale risultato: non doveva essere tanto facile per due personaggi così noti e continuamente tenuti sott'occhio trovare l'opportunità e l'occasione di consumare un adulterio senza indurre sospetti. Stando a ciò che racconta Charpentier, nel 1626 Anna aveva comunque dato alla luce un figlio maschio, cui Luigi XIV, il delfino, che sarebbe venuto al mondo da lì a dodici anni, rassomigliava come una goccia d'acqua: da qui la necessità di coprirgli il volto con la maschera di ferro... Questa, chiamiamola così, leggenda, presenta alcuni particolari, che la rendono plausibile. Sembra venisse raccontata per la prima volta da una certa madame de Saint-Quentin, già amante del marchese de Louvois, ministro della guerra di Luigi. E se (cosa pressoché certa), era venuta a conoscerla direttamente dal marchese, doveva contenere una buona dose di verità. Non è tuttavia da escludere che anche chi vi si oppone non sia nel giusto. Perché non è detto che il marchese non abbia raccontato la storia che il suo re Luigi desiderava venisse a conoscenza del popolo, una vicenda tanto strana da sembrare impossibile, capace però al tempo stesso di placare i curiosi. Ad ogni buon conto, non si trattava di una mera invenzione, senza capo né coda, bensì di un racconto che presentava solide fondamenta. Se l'uomo dalla maschera di ferro era nato nel 1626, al momento della morte avrebbe dovuto avere settantatre anni. Ma le seppur poche testimonianze, lo tratteggiano di almeno dieci anni più giovane. Voltaire lo descrive come un uomo piacente e di bell'aspetto. Ma nel 1669 - l'anno in cui era stato incarcerato - un uomo nato nel 1626 avrebbe dovuto avere quarantatre anni, un anziano per quel tempo. In seguito Charpentier era riuscito a mettere insieme anche altri interessanti particolari sulla intricata vicenda. Come Mattioli, il prigioniero era stato in carcere a Pinerolo e anche all'Ile Sainte Marguerite. Ma non era Mattioli. Perché altri archivi segreti rivelavano che quando nel 1681 Saint-Mars, il governatore della prigione di Pinerolo, era stato incaricato di assumere la reggenza della prigione di Exiles, il "vecchio prigioniero" lo aveva seguito, mentre Mattioli era rimasto. Quando altre notizie d'archivio vennero alla luce, si scoprì un interessante carteggio fra il ministro francese della guerra e Saint-Mars. Ma, cosa ancora più significativa, c'erano anche lettere del re. In questi documenti si attestava che l'uomo celato sotto la maschera, altri non era che un certo Eustache Dauger. Nel luglio del 1669 il marchese de Louvois (padre della donna che aveva pettegolato con l'amante a proposito delle imprese galanti del duca di Buckingham) scriveva in una lettera a Saint-Mars: “Il re in persona mi ha ordinato di tradurre un uomo che ha nome Eustache Dauger alle carceri di Pinerolo. Sembra si tratti di una questione della massima importanza... Si è raccomandato affinchè venga sorvegliato a vista e che non gli vengano date informazioni sulla sua situazione, né gli sia concesso di inviare delle lettere... Mi ha poi quasi minacciato di morte qualora dia retta alle sue parole, dicendomi di fargli intendere che qualora parlasse non avrei esitazioni a metterlo a morte”.
    Negli archivi c'erano anche altre due lettere a firma del re in cui veniva ampiamente ribadito questo concetto. La stessa cosa, di nuovo: Eustache Dauger era al corrente di qualche terribile segreto, che il re non voleva che alcuno al mondo venisse a conoscere. Ma, allora, perché non farlo fuori? Sarebbe stato così facile. Da una parte perché il re, tutto sommato, non amava questo genere di esecuzioni sommarie, dall'altra perché, forse, nutriva qualche affetto nei suoi confronti. O forse, ancora, perché il re sperava in cuor suo che un giorno o l'altro Dauger trovasse il coraggio di svelare il suo segreto. Il primo a ipotizzare l'idea che l'uomo dalla maschera di ferro fosse Eustache Dauger fu lo storico Jules Lair, che sostiene questa ipotesi in una biografia dedicata al ministro delle finanze francese Nicholas Fouquet, anch'egli condannato alla prigione a vita dal re. Fouquet, nato nel 1615, era stato uno dei protetti del cardinale Richelieu e quando Mazarino - il successore alla carica di Richelieu - era morto nel 1661, tutti si aspettavano che il potente Fouquet diventasse il primo ministro del re. Invece il giovane sovrano - all'epoca soltanto ventitreenne - era stanco di Fouquet, che era diventato ricchissimo grazie ai proventi della sua attività. Forse era geloso di Fouquet, che aveva tentato di sedurre Louise de la Vallière, la figlia di un alto ufficiale destinata a diventare la sua amante. Al suo posto Luigi aveva chiamato Jean-Baptiste Colbert, il figlio di un calzolaio, già assistente di Fouquet. Come prima azione, Colbert aveva immediatamente denunciato Fouquet di aver falsificato i conti della corona. Fouquet, da parte sua, aveva compiuto il grossolano errore di invitare il re nel suo castello, strabiliandolo con incredibili meraviglie, uno sperpero fatto con danaro pubblico, che al sovrano non era per nulla piaciuto. Fouquet venne arrestato, processato e condannato all'ergastolo nella prigione fortezza della città italiana di Pinerolo. Nel 1675, al "vecchio prigioniero" Eustache Dauger era stato concesso di fargli da valletto. Due soltanto le possibili ragioni. O Fouquet era al corrente del segreto di Dauger oppure non aveva alcuna importanza il fatto che lo venisse o meno a sapere, dal momento che non sarebbe mai più stato rilasciato. Ma chi era Dauger e di quale colpa si era macchiato? La prima risposta è più ardua della seconda. Verso la fine degli anni Venti lo storico Maurice Duvivier provò a darle. Il medico che aveva in cura la maschera di ferro nella prigione della Bastiglia, aveva riportato in un referto trattarsi di un uomo di circa sessant'anni, nato dunque sul finire degli anni Trenta di quel secolo. Duvivier si era messo a scartabellare negli archivi del tempo per trovare qualche Dauger - o D'Auger, o Ranger, o Oger, o Daugé - che potesse in qualche modo rispondere alla bisogna. Alla fine ne aveva rintracciato uno nei testi conservati presso la Biblioteca Nazionale, un certo Oger (a volte detto anche Dauger) de Cavoye, figlio di Francois de Cavoye, capitano dei moschettieri del cardinale Richelieu, nato il 30 aprile del 1637. Era uno dei sei figli, di cui quattro caduti in battaglia. Il quinto, Louis Dauger de Cavoye, era diventato uno dei più fidi ufficiali di re Luigi XIV. Eustache era invece la pecora nera della famiglia, quello che non ne combinava mai una giusta. E più Duvivier approfondiva lo studio della sua personalità più si convinceva che la maschera di ferro era proprio lui. Il padre di Eustache, Francois de Cavoye, era andato a corte nel 1620 per cercar fortuna. Proprio come il ben più celebre D'Artagnan di Dumas, in breve tempo si era fatto un nome per via del suo ordimento. (D'Artagnan rispondeva infatti a un personaggio vero, e aveva scortato Fouquet alla prigione di Pinerolo). Dopo aver sposato una giovane vedova, Marie de Sérignan, nel 1630 era stato nominato capo delle guardie del cardinale Richelieu. Marie era una donna estremamente popolare per proprio conto.
    Era infatti intima non solo di Richelieu ma anche del re ed era diventata damigella di corte della regina. Così i figli avevano potuto anch'essi accedere a corte, tanto che il giovane Eustache era entrato addirittura nel numero dei pochi favoriti del sovrano, cosa che spiegherebbe la sua riluttanza ad assumere poi nei suoi confronti estremi rimedi. Francois de Cavoye era caduto nell'assedio di Bapaume nel 1641, ma la posizione ormai assunta dalla moglie garantiva ai figli che i favori della corte non sarebbero comunque venuti meno. Quattro però erano morti in guerra. Eustache, che era pure un soldato che aveva preso parte a molte campagne, era stato più fortunato e aveva salvato la pelle. All'epoca era giovanissimo, avendo soltanto ventun'anni. Nel 1659, a ventidue anni, Eustache Dauger venne coinvolto in un singolare e strano affare. Il venerdì santo di quell'anno, era presente nel corso della celebrazione di una blasfema messa nera nel castello di Roissy, nel corso della quale un maiale era stato battezzato e poi mangiato. La notizia si era diffusa con la velocità del lampo, creando grande scalpore. Saltarono molte teste, alcune carriere furono stroncate. Eustache era stato risparmiato forse solo per il grande rispetto di cui godeva la madre presso la corte reale. Solo che sei anni dopo si era cacciato in un altro guaio, uno scandalo che lo aveva costretto a rassegnare le dimissioni. Era scoppiata una questione con un paggio in servizio presso l'antico castello di Saint Germain. Una versione dei fatti (quella del duca d'Enghien) racconta che il paggio, completamente ubriaco, aveva toccato con un bastone il duca di Foix mentre gli stava passando accanto. Ne era nata una discussione e un uomo "che si chiamava Cavoye" aveva ucciso il ragazzo. La cosa era stata vista come una sorta di sacrilegio, dal momento che quel giorno il castello era santificato dalla presenza del re. Mentre il duca di Foix che aveva fomentato il litigio era fuggito impunito, l'uccisore era stato costretto a denunciare la propria identità. Che il Cavoye di cui si parla fosse proprio Eustache sembra provato dal fatto che in quello stesso anno aveva lasciato la guardia reale, mentre gli altri due fratelli ancora in vita, Louis e Armand, avevano continuato a servire il re. Subito dopo l'uccisione del paggio, la madre di Eustache era morta , lasciando scritto nel testamento che il suo erede universale sarebbe stato Louis e non Eustache che pure era il più anziano. La decisione era stata presa almeno quattordici mesi prima dell'incidente del paggio, cosa che ci induce a ritenere che Eustache fosse considerato un buono a nulla già da tempo. Unirà concessione per lui, un vitalizio di mille livree l'anno. Sistemato dal punto di vista economico, Eustache era andato a vivere presso il fratello Louis, il quale, ricevuta l'eredità, aveva preso alloggio in nome de Bourbon, non lontano dall'ospizio di carità. Ma nel 1668 Louis Dauger era venuto a trovarsi improvvisamente in serie difficoltà economiche. Aveva tentato di sedurre una nobildonna che si chiamava Sidonia di Courcelles, il cui marito si era sentito oltremodo oltraggiato. Louis aveva accettato la sfida a duello ed era stato tratto in arresto. Dal momento che anche il ministro della guerra, Louvois, era molto interessato alle grazie di Sidonia, aveva trovato il modo di farlo condannare a morte. A salvarlo era intervenuto il ministro Colbert, anche se non aveva potuto impedirgli di scontare i successivi quattro anni alla Bastiglia. Una volta uscito, Louis se n'era andato in giro per il mondo; in quel momento, frattanto, il fratello Eustache si trovava già a Pinerolo. Perché? Che cosa aveva combinato di nuovo? >>
    Potrebbe interessare? :huh:

    Eustache sembra essere coinvolto nell'affare dei veleni che travolse l'amante del re Luigi XIV ma non mi sembra interessante .... Si potrebbe continuare con << Nel suo bel libro dal titolo “Santo Graal”, Henry Lincoln afferma che Fouquet, lo sfortunato ministro delle finanze, avrebbe potuto essere l'uomo che si celava dietro la maschera di ferro. Ma questo, come sappiamo, è impossibile perché Fouquet era morto nel 1680, vale a dire la bellezza di ventitre anni prima del "vecchio prigioniero". Ma Lincoln sottolinea anche che nel 1656 il fratello di Fouquet, Luigi, era stato inviato a Roma per presenziare alla mostra di un pittore di nome Poussin, il quale aveva indirizzato a Fouquet una strana e curiosa lettera a proposito di alcuni segreti che gli avrebbe potuto far conoscere «per il tramite del signor Poussin, conoscenze che avrebbero fatto molto comodo a qualsiasi sovrano». Si immagina che questi segreti si riferissero a qualcosa che aveva a che fare con il tesoro nascosto di Rennes-le-Chateau. Il quadro di Poussin intitolato “I pastori di Arcadia”, una tela che conteneva la chiave del grande segreto, venne acquistata da Luigi XVI che la teneva nella sua stanza privata dove nessuno la poteva osservare. È possibile che Fouquet conoscesse il segreto di Rennes-le-Chàteau e che per questo il re lo avesse fatto rinchiudere a Pinerolo - dove gli era assolutamente proibito di parlare con chicchessia - per costringerlo a svelarglielo? Esiste ancora una eventualità in questo senso. Stando a Lincoln una parte importante del prezioso segreto concerneva un ordine cavalleresco occulto detto Priorato di Sion, il cui scopo era quello di ripristinare la dinastia dei Merovingi sul trono di Francia. Nel XVII secolo i Merovingi - i discendenti del re Meroveo - erano costretti al casato di Lorena.>> :huh: <_<

    << Scrive Lincoln: «Stando a scrittori contemporanei e successivi, il vero padre del ragazzo era il cardinale Richelieu, o uno "stallone" designato dallo stesso cardinale…». Chi avrebbe potuto essere questo "stallone"? Il primo candidato che viene alla mente non può che essere l'affascinante capo della sua guardia personale, il comandante dei moschettieri, Francois Dauger de Cavoye >> :wacko:

    Quindi Luigi XIV figlio di Francois Dauger de Cavoye, dunque illegittimo e il fratello più giovane di Luigi XIII, Gastone d'Orléans avrebbe potuto richiedere il trono?
     
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  7. Bianca Serena
     
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    :huh: :o:
    << Ovviamente non è da escludere che Luigi fosse stato concepito anche solo a seguito di un unico rapporto; ma la cosa sarebbe stata più che sufficiente per presentare il piccolo come frutto del loro amore, convincendo Luigi( inteso Luigi XIII) che l'erede non poteva essere nato che dal suo regale seme... Sono molti gli autori che sottolineano la straordinaria somiglianza fra Louis Dauger de Cavoye, il fratello più giovane di Eustache, e il re Luigi XIV. Cosa del tutto comprensibile e logica qualora i due fossero fratellastri, nati dalla stessa madre. E così alla fine siamo arrivati a immaginare un'ipotesi che può spiegare del mistero dell'uomo dalla maschera di ferro.>>
    :huh: << Lo "stallone" che Richelieu aveva incaricato di ingravidare la regina, altri non era che Francois Dauger de Cavoye. A lui sarebbe toccato il compito di far si che la Francia potesse avere un erede, in modo da contrastare e definitivamente frustrare tutte le aspirazioni degli eredi dei Merovingi (e con essi del Priorato di Sion). Sia Eustache che Louis Dauger sapevano che il re Luigi era loro fratellastro. Ecco spiegato come mai Louis era diventato uno dei suoi favoriti, una volta uscito dalla Bastiglia. Era una persona cui poter affidare un segreto senza tema che lo andasse a spifferare ai quattro venti. Invece, per la pecora nera Eustache, era tutto diverso.>>
    :wacko:
    << Non è neppure da escludere che Eustache fosse coinvolto nel Priorato di Sion e nel complotto per rovesciare Luigi e riconsegnare il trono di Francia alla discendenza merovingia; d'altra parte quale migliore opportunità, per destituire il re dal comando, di quella di rivelare al popolo che egli non era affatto il vero figlio di Luigi XIII che l'aveva preceduto sul trono? Fouquet forse conosceva il segreto ancora prima e pure lui era quasi certamente collegato alle macchinazioni del Priorato di Sion. (Secondo Lincoln, Fouquet era stato arrestato e processato per questo, anche se Luigi aveva provato a farlo condannare a morte invano, dal momento che la corte aveva respinto la richiesta).>>

    :blink:
    << Questa teoria riesce a chiarire molte cose. Riesce a spiegare, per esempio, perché il ministro della guerra Louvois (di certo al corrente del segreto) aveva raccontato alla sua amante che la maschera di ferro altri non era che il figlio illegittimo che la regina Anna d'Austria aveva avuto dal duca di Buckingham. E non era tanto lontano dalla verità. Rendeva ragione del motivo per cui il re desiderava mantenere segreta l'esistenza del prigioniero. Spiega anche come mai Dauger era costretto a indossare la maschera di ferro quando era in presenza di altre persone: perché essendo suo fratello, il re gli assomigliava in modo impressionante. Infatti, suona impossibile immaginare perché un uomo debba portarsi sul volto per tutta la vita una maschera di ferro, se non è proprio la sua faccia la chiave decisiva di una grande segreto. Ovviamente si deve riconoscere che esistono non poche obiezioni a questa ipotesi. Quando al re Luigi XV venne finalmente svelato il segreto della maschera di ferro dal suo vicario reggente, il duca di Orléans, si dice abbia esclamato: «Bene, se per caso è ancora vivo desidero dargli la libertà». Forse che il nuovo sovrano riteneva davvero poco importante che suo nonno fosse il figlio del capitano dei moschettieri del capitano Richelieu? Può darsi, d'altra parte, al momento, il suo trono era al sicuro. Ma c'è un'altra storia legata a Luigi XV che getta un ulteriore pizzico di dubbio.>>
    :huh:
    << Quando il duca de Choiseul lo aveva interrogato a proposito del misterioso prigioniero, egli si era rifiutato di parlare, salvo dire: «Sappia, duca, che tutte le congetture fatte fino ad ora sono tutte false illazioni». Poi aveva aggiunto un ultimo, enigmatico, pensiero: «Se conosceste ogni cosa in merito, vi rendereste conto di quanto poco importante sia questa faccenda». Se questo ultimo commento è vero - e non si trattava semplicemente di uno stratagemma per sviare l'incalzante curiosità del duca - ebbene, significa che le migliaia di pagine che sono state scritte sul misterioso uomo che si celava dietro la maschera di ferro, sarebbero state tutte scritte invano.>>
    Sito :
    www.misterieleggende.com/leggende/la_maschera_di_ferro.php

    CURIOSISSIMAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!! Indaghiamo sul mistero??
    Ipotesi???
     
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  8. Klara Kleyla
     
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    Potrebbe aver ragione Voltaire?
    Un altro sito:
    http://www.storiainrete.com/6400/600-e-700...aria-ma-storia/
    P1030107%5B1%5D

    di Gaetano Marabello da Rinascita del 17 Marzo 2012
    << Naturalmente il racconto ebbe grandissima fortuna tra il pubblico. Ma non era del tutto nuovo, essendo stato divulgato già nel 1751 da Voltaire in un’appendice al XXV capitolo della sua opera “Il secolo di Luigi XIV”. Il filosofo ne aveva sentito parlare nel periodo del proprio internamento alla Bastiglia, dove l’uomo mascherato era morto il 19 novembre del 1703. Fu appunto Voltaire a ventilare che si trattasse d’un fratellastro del Re Sole, che Anna d’Austria aveva concepito col cardinale Mazzarino . Nel corso dell’Ottocento, Jules Michelet riprese la tesi pur attribuendo il concepimento ad un semplice capitano delle guardie del cardinale. La fortissima somiglianza con il futuro Re Sole avrebbe portato poi l’infelice “frutto della colpa” a finire i suoi giorni con la maschera sul volto. Sbarazziamo subito il campo da queste illazioni, sottese in fondo a screditare la monarchia capetingia. Le regine francesi partorivano davanti all’intera corte. Ergo: la nascita d’un gemello o d’un fratellastro non sarebbe stato un mistero per nessuno. Tanto meno, avrebbe costituito uno scandalo da seppellire a distanza di anni tra le complici pareti d’una cella. >>

    E se fosse il vero Luigi XIV prigioniero... E al suo posto fu messo una persona molto somigliante?
    Oppure si tratta di un figlio merovingio che pagò con la sua faccia il mancato trono...
    << Probabilmente, non fosse che per motivi igienici, essa risultava composta di velluto, secondo un’usanza abbastanza ricorrente nella Francia dell’epoca. In più, nel caso dell’illustre prigioniero, vi si ricorreva solo quando necessitava, come nei trasferimenti da una prigione all’altra. Considerate le modalità degli spostamenti, che venivano coperti dalla massima segretezza, pochissimi lo notavano arrivare. Insomma, la presenza dell’imbarazzante recluso doveva passare inosservata il più possibile. E, visto che il mistero tuttora persiste, non può negarsi che tutte le misure adottate siano riuscite efficaci. Soltanto una volta successe che l’ufficiale Blainvillier, cugino del governatore, riuscisse a spiare il recluso. L’imprevisto accadde a Santa Margherita, quando il gentiluomo riuscì a profittare di una finestra che affacciava sulla cella per gettarvi qualche pericolosa sbirciatina. Dalla descrizione, che poi ne lasciò, quello sventurato dalla “alta figura” mostrava i “capelli bianchi”, indossava sempre “biancheria finissima” e “riceve(va) spesso libri”. Al di là di questi pochi dettagli, però, null’altro trapelò mai.>> :unsure:
    << Secondo il diario privato di Etienne de Junca, luogotenente reale e carceriere della Bastiglia, “nessuno ne conosce(va) il nome”, anche se era stato registrato sotto quello (falso) di Filbert Gesnon. E dobbiamo sempre al de Iunca l’annotazione che, al momento della morte, gli venne addirittura “assegnato (!) il nome di de Marchiel”. Forse per la sua indiscrezione il luogotenente finirà poi avvelenato, ma quel che qui rileva è che i due nomi sono palesemente apocrifi. E ciò consentirà al cappellano padre Griffet di sostenere che l’anagramma dell’ultimo dei due portasse ad identificarlo con il conte di Vermandois, figlio del re e della sua amante de la Vallière. Qui siamo ormai nel campo delle pure illazioni. Non pretendiamo certo di cimentarci noi con un enigma, attorno al quale si elucubra sin da allora. Ci limiteremo a registrare, tra le tante ipotesi avanzate, quelle che vanno per la maggiore. Esse si appuntano sostanzialmente su due nominativi: il conte Ercole Antonio Mattioli e l’ex sovrintendente Nicolas Fouquet.>>
    << Effettivamente, essi erano molto in vista e, perciò, la notorietà delle loro fattezze potrebbe giustificare l’uso forzato della maschera. Mattioli era stato incaricato nel 1679 dal duca di Mantova di trattare segretamente la cessione alla Francia del feudo di Casale. Senonché, l’avventuriero vendette l’informazione al re di Spagna. Tradì così in contemporanea la fiducia del suo signore e quella di Luigi XIV. Attirato in un tranello, fu condotto in Francia, condannato e spedito a Pinerolo. Da allora restò affidato a Saint-Mars. Costui, trascinandoselo sempre dietro nei suoi successivi spostamenti, avvalorerà la tesi che fosse proprio Mattioli la misteriosa “Maschera”. Fouquet, a sua volta, era stato ministro delle finanze ai tempi del cardinale Richelieu. Egli aveva accumulato una fortuna davvero immensa, che lo mise in cattiva luce agli occhi del Re Sole. Odiato anche da Mazzarino e da Colbert, venne arrestato da D’Artagnan e sottoposto quindi a un processo pilotato. Accusato – secondo alcuni autori, ingiustamente – di peculato e lesa maestà, finì ai ferri a vita. Transitò anch’egli da Pinerolo nello stesso periodo in cui vi governava Saint- Mars. A complicare le cose, c’é però la data di morte – almeno quella ufficiale – di entrambi. Essa infatti non combacia affatto con quella della “Maschera”, avvenuta nel 1703. Fouquet morì nel 1680, mentre Mattioli nel 1675. Questo dato farebbe quindi saltare l’identificazione della “Maschera” con uno di costoro. Per superare questo nsormontabile scoglio, più d’uno ha ipotizzato addirittura uno scambio di Fouquet con un prigioniero deceduto, forse un valletto o una spia. Grazie a questo sotterfugio, l’ex ministro avrebbe continuato la sua grama esistenza sotto le mentite spoglie della “Maschera”. Insomma, un vero rompicapo che volentieri lasciamo ad altri. “Si tratta dell’onore di un nostro avo”, sentenziò una volta al riguardo Luigi XVIII. Già, ma a chi e a che cosa intendeva riferirsi mai?

    ___________________________

    Inserito su www.storiainrete.com il 27 marzo 2012>>
    http://www.storiainrete.com/6400/600-e-700...aria-ma-storia/

    Più confusione che comprensione :wacko:
    continuiamo :
    http://veritas2012.blogspot.it/2009/01/il-...a-di-ferro.html

    << Il 19 novembre del 1703, a Parigi, viene annunciata la morte di quello che sarebbe divenuto il più celebre fra i detenuti della Bastiglia. Sto parlando del “prisonnier au masque de fer”, il prigioniero dalla maschera di ferro. Un uomo di cui non si conosceva né il motivo di detenzione, né il vero nome, benché venne poi sepolto come Philippe Marchiali…>> :huh:
    << Gli storici sostengono che in realtà la maschera di ferro fosse utilizzata soltanto durante le trasferte del prigioniero, per evidenti motivi igienici e sanitari. In alcuni resoconti dell’epoca si parla addirittura di una maschera di tessuto nero… che la leggenda popolare avrebbe ingigantito, fino a renderla d’acciaio.
    Sempre nella realtà storica, l’uomo dalla maschera di ferro fu probabilmente un nobile, detenuto per motivi ignoti, e forse tenuto prigioniero invece che giustiziato poiché caro alla famiglia reale. Le ipotesi e le identità proposte sono molte.>>
    no

    << Hugo e Dumas, forse i maggiori scrittori della loro epoca, non erano certo estranei a conoscenze di tipo ermetico. Lo dimostra, ad esempio, il libro “Il Conte di Montecristo, favola alchemica e massonica vendetta”, di C. Miccinelli e C. Animato, o le allusioni di Hugo alle conoscenze criptiche celate nella Cattedrale di Notre-Dame de Paris. Se entrambi i romanzieri erano a conoscenza di verità e dottrine esoteriche, tuttavia, come dicevo, è in particolare Hugo a portare il simbolismo dell’homme au masque de fer ad un livello più elevato, proprio in ragione della maggiore trasfigurazione che ne dà rispetto all’evento storico. Infatti, mentre in Dumas i toni del racconto rimangono legati al mondo aristocratico, e la prigionia del gemello di Luigi appare piuttosto come un elegante “isolamento”; in Hugo il prigioniero è detenuto in condizioni quasi disumane, vivendo nella desolazione e nell’oscurità di un carcere idealizzato tanto da renderlo l’archetipo stesso della captivitas. Questo è solo uno dei tanti esempi, ma per una visione più ampia e approfondita delle differenze che separano i due racconti, rimando all’ottima analisi di Julie Anselmini, “Le Masque de Fer, de Hugo à Dumas”.
    Quel che mi interessa in questa sede è mostrare la grande rilevanza filosofica dei simboli messi in gioco da “Les Jumeaux”. A partire dai gemelli stessi.
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    «Infatti la riflessione sulla gemellarita' e' consustanziale alla nostra vita materiale ed immateriale, biologica e psicologica. Sui gemelli, vi e' spesso nelle famiglie un mito: uno e' assennato, l'altro ha un temperamento artistico. Non e' invece affatto un mito che noi abbiamo un simile paio di gemelli nella testa. Piu' precisamente, le due metà del nostro cervello che non costituiscono affatto un apparentemente inutile doppione ma sono- come oggi sappiamo- due veri e propri cervelli con funzioni differenti. Un po' piu' concretamente di come l'aveva inteso Goethe , il medico anatomista Wigan stabili' nel 1844 che non nel nostro petto, bensi' nella nostra testa abbiamo due anime. - Credo di poter dimostrare che, in primo luogo, ogni cerebro rappresenta di per se un organo integrale di pensiero,ed in secondo luogo che procedimenti di pensiero e riflessioni separati e diversi possono avere luogo contemporaneamente nelle due metà del cervello-. Ma tutto nell'universo e' doppio. Il mondo visibile ed invisibile;e''doppio il nostro corpo, la nostra anima. Infatti Freud inventando l'inconscio ha inventato il nostro doppio. Ed allora quello dei gemelli e' un tema cosmico un tema su cui si potrebbe fondare una metafisica cioe' una riflessione sull'essenza della realtà. Non a caso questo tema e' ripreso nelle tradizioni mitologiche dei gemelli divini : da quella egizia con Shu e Tefnet dio dell'aria e dio dell'acqua, Geb e Nut, dio della terra e dea del cielo, Iside e Neftis chiamati i due gemelli, a quella greco romana, con Apollo ed Artemide rappresentazione del sole e della luna e Castore e Polluce i Dioscuri, ed ebraica, con Caino ed Abele che secondo alcune versioni sarebbero gemelli. Cio' che ci offre pero' una immagine plastica e metaforica dell'essenza del reale e va al cuore dell' ontologia stessa del nostro essere e' la configurazione strutturale del nostro cervello con l'emisfero destro e quello sinistro ed il corpo calloso che come una misteriosa e soffice galleria li collega. L'emisfero sinistro il luogo della razionalità, dell'analisi, della logica, del particolare. Quello destro capace di cogliere l'insieme, esperto nella registrazione delle sensazioni, delle immagini, abile nello sguardo simbolico.>> -_- <_< non c'entra con Voltaire

    << È proprio questa distinzione a celarsi nella simbologia dei Gemelli, di cui uno, autentico erede al trono, è prigioniero nelle tenebre dell’inconscio, e l’altro, finto re, siede sul trono della coscienza. Questo scenario viene tuttavia invertito, nel racconto, con la liberazione della Maschera di ferro dal carcere e la sua sostituzione al sovrano. Sarà infatti il prigioniero liberato, e non il re illegittimo, a diventare il Re Sole. Considerando che Sole equivale ad Oro, la metafora alchemica è abbastanza palese: l’uomo “di ferro” diventa il “Re Sole”, in altre parole viene liberato dal suo aspetto grezzo e sublimato nel metallo dei Saggi. Si è compiuta una trasmutazione di tipo mistico: si é liberato l'oro dal piombo, il Re Sole dalla Maschera di Ferro...>>

    -_-
    NON SI E’ MAI POTUTO SAPERE CHI FOSSE
    Nella Francia di Re Sole l’odissea della maschera di ferro fra realtà e leggenda
    di Alessia Ghisi Migliari
    "Ci sono nomi che non si conoscono mai.
    E, se questo accade, nascono miti.
    È un ginepraio, la storia (forse la leggenda) del misterioso forzato che, nella Francia di Re Sole, si è perso per gli angusti corridoi delle peggiori prigioni del tempo."
    www.instoria.it/home/maschera_ferro.htm

    << Primi accenni a questo illustre sconosciuto compaiono nel carteggio tra la principessa Palatina, cognata di Luigi XIV, e l’ amica Sofia di Hannover : si scrive di qualcuno la cui identità è sconosciuta, e che ha avuto l’amara sorte di esser rinchiuso alla Bastiglia, trattato educatamente sì, ma isolato e con la faccia coperta, consolato solo, a quanto pare, da una profonda devozione. Ma è stato Alexandre Dumas a eternare questa vicenda nel Visconte di Bragellone , dando il via, senza saperlo, ad una trama che avrebbe profondamente appassionato il futuro, attraverso film e una curiosità che solo il non risolto può alimentare. Avvicinandoci però alla vicenda di chi c’è stato, uno dei nomi più interessanti è quello di Bénigne de Saint-Mars, ufficiale moschettiere che, arrestando il collaboratore del sovrintendente Foquet, finanziere caduto in rovina, fu preso a benvolere dal sovrano.
    Il quale, per riconoscenza, gli diede il titolo di “comandante assoluto” della fortezza di Pinerolo, lugubre e inespugnabile. Non sarebbe stato il solo carcere ad essere gestito dal solerte e intransigente figuro, e da qui il suo destino e quello della “maschera di ferro” si intrecciano in maniera indissolubile. Sarà lui ad accompagnare l’infelice da una cella all’altra, facendo bene attenzione che nessuno possa comunicare con lui, né vederlo. Tra coloro che hanno sostenuto di essere entrati in contatto con il recluso, un nipote di Saint-Mars che gli portava il cibo, il suocero di un chirurgo di Richeleau, che ha affermato di aver visitato in diverse occasioni il succubo, e il cappellano Favre di Santa Margherita, che a quanto pare prese non pochi soldi per il suo silenzio.
    Si hanno inoltre informazioni di carattere generale che ci sono pervenute : il rinchiuso leggeva tutto il giorno, era di modi nobili e vestiva elegantemente, la sua maschera era di velluto nero, non certo di ferro, e la sua corporatura era robusta, mentre la sua testa si era, col passare degli anni, coperta di capelli bianchi.
    Ma la domanda più coinvolgente è ovviamente un’altra : chi era, lui?
    Le uniche ipotesi accettabili sono quelle relative ai prigionieri di Stato presenti a Pinerolo nel periodo che va dal 1664 al 1681 – sette in totale.>>
    :huh:
     
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  9. Klara Kleyla
     
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    << Escluso un monaco giacobino e Lauzun, un nobile che finì dietro le sbarre per aver sedotto la cugina del re, ci sono il già citato Fouquet, traditore della Francia, il suo fedelissimo domestico La Riviere (che decise spontaneamente di seguire il padrone per continuare a servirlo), la spia Dubriel, l’inquietante Eustache Dauger e il diplomatico italiano Ercole Antonio Mattioli. Dauger… giovane ufficiale donnaiolo, dedito all’ozio e a piaceri tormentati, pare si dedicasse ad orge e messe nere e, destitutito da Luigi XIV, che lo conosceva bene, fu infine portato a Pinerolo per un motivo tutto sommato futile (un duello). In merito, lo storico d’oltralpe Duvivier ha elaborato la tesi, un’ottantina di anni or sono, che la sciagura di questo scavezzacollo fu conoscere, in detenzione, Fouquet, con cui parlò spesso. Al punto che quando il finanziere morì, nel 1680, Duvivier pensa sia stato ucciso dallo stesso Dauger che, magari, è stato armato dall’alto, divenendo un assassino e assieme un testimone scomodo. Insolito però che venga registrato come ‘domestico’, pur avendo effettivamente svolto anche questa mansione, nei riguardi di Fouquet (e dunque venendo probabilmente a conoscenza di questioni politiche delicate). Doveroso è in ogni caso sottolineare che anche Danielle e Claude Dufresne, autori di Le mystère du masque de fer (opera precisa e attenta), sono convinti sia effettivamente lui, a nascondersi sotto la terribile maschera. Ciò che inoltre abbiamo, è il racconto di un dipendente della fortezza parigina, Du Junca, che spiegò che, più che loculo, quello che accolse presso di loro l’ ‘ospite’ fu una camera confortevole, e che fu registrato col nome di Gesnon Filibert e sepolto come Marchioly (che ricorda, nella pronuncia, Mattioli). Perché, del resto, non uccidere un testimone scomodo?, visto che la Francia di Luigi XIV fu assolutista e quasi tutto era concesso al Re Sole?
    Perché un trattamento così privilegiato anche se crudele?
    E perché una faccia sempre nascosta?, quali lineamenti potevano essere compromettenti se non quelli, noti a tutti, del regnante? Come non pensare però a qualcosa di enorme e segreto, se persino il ministro della guerra De Chamillard, sul letto di morte, alla domanda sull’identità della “maschera” rispose “Non posso dirlo, è segreto di Stato”?
    Non possiamo che appoggiarci all’affermazione palese e schietta della principessa Palatina:
    “Un uomo è rimasto per lunghi anni alla Bastiglia e vi è morto mascherato. (…) Non si è mai potuto sapere chi fosse”.>>

    un altro sito:
    http://gaetanosaglimbeni.jimdo.com/storia/...chera-di-ferro/

    Raccontava la storia di Filippo il fratello di Luigi che nel film con Di Caprio sarà il gemello nascosto...
    Passiamo ad un altro
    http://gaetanosaglimbeni.jimdo.com/storia/...chera-di-ferro/

    La Maschera di Ferro - Storia e Leggenda
    Nella storia documentata esiste un personaggio mascherato che fu immortalato da corrispondenze, registrazioni e spostamenti in diversi carceri francesi. Questo prigioniero indossava una maschera di velluto o cuoio, anche se a volte, forse impropriamente, la si definisce di ferro; ma chi fu realmente?
    Le teorie sono state tante e logiche; la cosa più dubbia fu la ferrea volontà di tenere in vita un personaggio, cercando di nasconderlo a tutti, come se non esistesse; affidandolo a carcerieri fidati e trattandolo con ogni cura, pur sapendo che era destinato a morire in carcere.
    Il nostro principale riferimento per questa storia è A. Dumas padre che impastò racconti già diffusi negli scaffali parigini; per questo occorre retrocedere nel tempo e trovare il vero padre del racconto che fu Voltaire con la sua opera “il secolo di Luigi XIV” in cui definisce il prigioniero così: “Era un prigioniero sconosciuto, dalla taglia al di sopra dell'ordinario, giovane e dalla figura la più bella e la più nobile. Portava una maschera con delle strisce d'acciaio. I carcerieri avevano l'ordine di ucciderlo se la fosse tolta”.
    Voltaire portò alla luce questa vicenda nel 1717, quando era incarcerato alla Bastiglia. In cella conobbe dei secondini che avevano assistito e sorvegliato la celebre maschera di ferro.
    La teoria espressa nel omonimo film, ovvero che la maschera fosse stata messa su un parente del re, è successiva.
    L’ipotesi è curiosa, recludere chi poteva pretendere diritti al trono, per garantirsi il trono.
    Partiamo dalla fine della storia.
    Il 19 novembre 1703 moriva alla Bastiglia un personaggio incappucciato che era già stato in diversi carceri (fortezze): prima nel carcere di Pinerolo (famoso per la presenza nel fosco "donjon” dell’elite carceraria dell’epoca e di prigionieri celebri e scomodi, senza un volto, senza un nome, generalmente contrassegnati da un numero, come Foquet che qui vi morì poco dopo esservi arrivato) e poi nelle carceri dell’isola Santa Margherita (al largo della Provenza). Il suo nome o soprannome era Marchialy. Alla sua morte alla Bastiglia la sua cella fu distrutta e poi ricostruita e tutti gli averi del defunto furono bruciati.
    CRONOLOGIA DEI PASSAGGI IN 34 ANNI
    1669 – 1681 PINEROLO
    1681 – 1687 EXILLES
    1687 – 1698 SANTA MARGHERITA
    1698 – 1703 BASTIGLIA
    La moglie di Luigi XV fece condurre un’inchiesta per capire chi fosse in realtà il prigioniero di cui tanto si dibatteva e qui sorse per la prima volta il nome di Ercole Antonio Mattioli, ovvero un ministro del duca di Mantova che tradì la fiducia di Luigi XIV diffondendo dei segreti fuori della corte francese.
    La storia più credibile è data dall’interesse che ebbe il ministro della guerra Louvois per 2 prigionieri: Dauger e La Riviére che il carceriere Saint-Mars porta con se a Exilles. Uno di questi 2 muore a Exilles all’inizio del 1687.
    La Riviére fu al servizio di Fouquet dal 1667 e fu prigioniero dal 1680.
    Cinque anni dopo lo stesso responsabile del carcere annota la morte del personaggio mascherato, con una maschera di velluto nero, portato del sig. Saint-Mars, che fu seppellito martedì 20 novembre alle quattro del pomeriggio, nel cimitero di San Paolo.
    Qui appare il nome fittizio di Marchialy.
    Dopo queste quasi certezze sorgono ulteriori dubbi e se il personaggio fosse stato sostituito ad un altro facendogli confondere l’identità?
    Eustacchio Dauger fu la “maschera di ferro” che visse carcerato per 34 anni, di cui 12 nel carcere di Pinerolo (che attualmente non esiste più).
    La conclusione è che fu dato ad un misterioso personaggio il nome di un nobile implicato in una serie di scandali che si chiamava Eustachio Dauger de Cavoye, figlio del capitano dei moschettieri e di una dama d’onore di Anna d’Austria, il cui destino era di morire nella prigione parigina di Saint-Lazare. Alla morte poi del misterioso uomo mascherato (rinominato) alla Bastiglia s’impose il nome modificato di Mattioli per confondere ulteriormente le idee.
    Un’altra tesi vede nel personaggio di Marc de Janige de la Morelhie, un parente del medico che effettuò l'autopsia su Luigi XIII. E che avrebbe potuto testimoniare che il re non sarebbe stato in grado di procreare.
    :blink:

    Altra tesi curiosa fu detta dal cappellano della Bastiglia, padre Griffet, il quale affermò che la maschera corrispondeva al conte di Vermandois, ovvero il figlio di Luigi XIV e della sua amante M.me de la Vallière, qui s’intravedeva un anagramma: Marchialy diventava hic amiral, ovvero qui l’ammiraglio…
    Per concludere si illustrano alcuni probabili personaggi:
    il figlio di Anna d'Austria e Mazzarino,
    il figlio di Maria Teresa e un servitore negro,
    il figlio di Enrichetta d'Inghilterra e di Luigi XIV.

    Nel sito:
    http://www.treccani.it/enciclopedia/masche...edia-Italiana)/
    MASCHERA DI FERRO. - Sotto questo nome è noto un prigioniero che fu detenuto in Francia nella seconda metà del sec. XVII per lunghi anni, della cui identità non si è mai saputo nulla di preciso. Tale denominazione dipende dal fatto che durante la detenzione il prigioniero fu costretto a portare, pena la vita, una maschera sul volto, perché nessuno potesse identificarlo; maschera che in realtà non fu di ferro, ma di velluto nero, con molle di ferro che ne garantivano la chiusura e l'applicazione permanente al viso. Il suo costante carceriere fu il governatore Saint-Mars, che lo trasportò sempre con sé, senza mai farlo vedere ad alcuno, nelle varie sedi nelle quali fu destinato, e cioè prima a Pinerolo, poi all'isola di Santa Margherita, infine, il 18 settembre 1698, alla Bastiglia. Si sa che il governatore gli usava mille riguardi, si sa che la Maschera di ferro morì alla Bastiglia il 19 novembre 1703 e che fu seppellito col nome di "Marchialy" il giorno seguente nella parrocchia di S. Paolo. Il prigioniero abitava la terza camera della torre Bertaudière e, quando morì tutto quello che si trovava nella camera fu distrutto perché nessuna traccia del morto potesse svelare chi era.
    Le supposizioni più varie furono fatte in ogni epoca per avere la chiave dell'enigma, ma sempre invano. Fu supposto che fosse un figlio naturale di Luigi XIV e della Vallière (il duca di Vermandois) colpevole di avere un giorno schiaffeggiato il delfino; il duca di Beaufort; il duca di Monmouth, nipote di Giacomo II; un figlio adulterino di Buckingham e d'Anna d'Austria o anche di questa e di Mazzarino; il generale Vivien Lablé de Bulonde. Le due ipotesi che hanno raccolto maggiori suffragi, sono però quella che fa della Maschera di ferro un fratello gemello di Luigi XIV, fatto sparire per evitare che avesse a pretendere il trono; e l'altra che identifica il misterioso prigioniero nel conte Ercole Antonio Mattioli (1640-1703), ambasciatore del duca di Mantova Ferdinando Carlo Gonzaga, che aveva venduto alla duchessa di Savoia copia del trattato con cui il duca vendeva alla Francia Casale. Il Mattioli fu effettivamente arrestato dai Francesi e condotto a Pinerolo nel maggio 1679.
    La prima menzione della Maschera di ferro si trova in una lettera di Enrichetta d'Orléans (la Palatina), del 1711; poi ne parla, nel 1738, Voltaire che ritorna sull'argomento nel Siècle de Louis XIV (1751). Nel frattempo era uscito un romanzo di Mouchy, Le masque de fer (1736); e nel 1745 si parlava della Maschera nei Mémoires secrets pour servir à l'histoire de Perse.
    Fu però il Voltaire che vide nel prigioniero un figlio adulterino d'Anna d'Austria, a dar origine e forma alla questione della Maschera di ferro.
    Anche i Mémoires du duc de Richelieu sostengono la stessa opinione del Voltaire e così un manoscritto, conservato al Ministero degli affari esteri francese, che vorrebbe essere un'aperta confessione e spiegazione della cosa, data dal Saint-Mars prima di morire per scrupolo di coscienza. L'ipotesi relativa al Mattioli è stata sostenuta in appresso dal Funck-Brentano, nella Deutsche Revue, novembre 1903; prima, soprattutto dal Topin, con un dotto lavoro apparso nel 1869. P. Lacroix, nell'Histoire de l'homme au masque de fer (Revue de Paris, 1836) sostenne che il prigioniero era il soprintendente alle finanze N. Fouquet. Di recente M. Duvivier, con un lavoro dove sono esposte le varie fasi della discussione (Le masque de fer, Parigi 1932) ha cercato di dimostrare che il prigioniero era certo Eustache Dauger, inviato a Pinerolo nel 1668 in base a una "lettre de cachet" di Luigi XIV. Ma l'identificazione non è ancora compiuta in modo certo.
     
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  10. Klara Kleyla
     
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    Ennesimo sito:
    http://www.paranormal.altervista.org/index...egreti/segreti8
    << Nel pomeriggio del 20 novembre 1703, le campane a morto dell'ormai scomparsa chiesa di Saint Paul a Parigi, accompagnano la sepoltura di un uomo chiamato Marchioly. Ma chi era costui? Chi era quest'uomo che pare fosse stato portato come prigioniero dalle isole Santa Margherita? Ma soprattutto perché aveva il volto coperto da una maschera di ferro (secondo altre fonti di pesante velluto nero)? Secondo i diari di un carceriere dell'epoca, un certo Du Junca, l'uomo non si chiamava affatto Marchioly, ma il suo vero nome fu sempre taciuto. Arrivò alla Bastiglia nel 1698 dopo essere stato, tra le altre prigioni, anche in Italia, a Pinerolo. Partiamo dagli elementi certi che abbiamo di questa vicenda:
    Il prigioniero mascherato ha vissuto a Pinerolo;
    Di sicuro passò parte della sua detenzione preso la prigione di stato di Santa Margherita, nel Mediterraneo;
    Per lui venivano approntate celle particolari, con esposizioni piuttosto nascoste.
    Pinerolo, in Piemonte, è, all'epoca, una piazzaforte per gli eserciti che provenivano dalla Francia. Saint-Mars, colui che portò il prigioniero dalla maschera di ferro alla Bastiglia, vi fu governatore dal 1664 al 1681. In quei 17 anni arrivarono a Pinerolo 6 prigionieri di stato.
    Fouquet, arrestato da D'Artagnan, morì nel 1680;
    Eustache Dauger, che arriva a Pinerolo nel 1669, di lui si ignora il crimine che ha commesso;
    Lauzun, cadde in disgrazia presso il Re Luigi XIV, fu imprigionato nel 1671;
    Nel 1674 fu imprigionato un monaco Giacobino;
    Nel 1676, arrivò a Pinerolo una spia di nome Dubreil;
    Nel 1679, è la volta di un diplomatico italiano, di nome Mattioli.
    Fra essi vi era anche un altro uomo, un domestico di nome La Rivière, che muore nel 1689.
    Quando Saint-Mers viene nominato governatore della Bastiglia, vi arriva con uno dei suoi prigionieri, che viaggiava mascherato. Chi di questi sei prigionieri era l'Uomo dalla Maschera di Ferro?
    L'enigma della Maschera di Ferro:
    L'enigma della Maschera di Ferro deve la sua notorietà a Voltaire, che nei suoi periodi di detenzione alla Bastiglia, ebbe modo di conoscere guardiani e prigionieri che avevano convissuto fra quelle mura con l'Uomo dalla Maschera di Ferro. In una sua lettera Voltaire ebbe a dire: <<io ne so abbastanza della faccenda dell'uomo dalla Maschera di ferro morto alla Bastiglia. Ho parlato con gente che lo ha servito>>. Queste indiscrezioni innervosirono l'ambiente di Corte, ma perché? La risposta non è semplice, ma è alla base della minuziosa ricerca condotta da Voltaire. Egli crede che il primo passo per scoprire l'enigma sia quello di sensibilizzare l'opinione pubblica a questa vicenda. Scrive, quindi, nel 1751 un resoconto dettagliato della storia di quell'uomo, almeno riguardo alle situazioni a lui note.
    Le vicende narrate da Voltaire erano molto note negli ambienti nobili della Francia del tempo, in una lettera del 1711, la cognata del Re Luigi XIV, la principessa Palatina, parla dell'Uomo dalla Maschera di Ferro, definendolo <<[...]un milord inglese invischiato nell'affare del duca di Berwick contro il re Guglielmo[...]>> [vedi seconda parte]. Un inizio di ipotesi più o meno verosimile, sembra strano, viene dall'Olanda anziché dalla Francia, e risale al 1745, anno in cui apparve in Olanda un racconto - senza autore - che in chiave racconta alcune vicende intestine di Francia. Queste vicende vengono narrate come se la Francia fosse la Persia e il titolo di quest'opera è "Memorie per servire alla storia di Persia". Vediamo di renderne una breve traccia.
    Il racconto inizia come se fosse una fiaba di un principe Cha-Abas (Luigi XIV) che è molto incline a lasciarsi sedurre dal fascino femminile. Cha-Abas si fece sedurre da una donna indiana e molto bella (La Vallière) ed ebbero un figlio che chiamarono Giafer (il Conte di Vermandois). Giafer era bello, educato, ben fatto, ma non sopportava l'idea che il figlio legittimo di Cha-Abas, Sephir-Mirza (il Delfino di Francia), dovesse un giorno ereditare la corona dal padre. Tra l'altro Sephir-Mirza aveva una gentilezza d'animo davvero unica e singolare che lo facevano bene accetto agli occhi di molti. Giafer cominciò a nutrire un profondo rancore nei confronti del fratellastro Sephir-Mirza, rancore che, un giorno, gli fece perdere il controllo e schiaffeggiò l'erede al trono. Che colpo per il monarca Cha-Abas che dovette riunire il consiglio per decidere la punizione da infliggere a Giafer. "Morte!" fu il verdetto, ma tuttavia, un ministro più sensibile di altri, suggerì una soluzione meno dolorosa, ma alquanto articolata.
    Innanzitutto bisognava mandare Giafer presso l'esercito al confine con Feidran (Le Fiandre), poi per evitare che i soldati potessero entrare in confidenza con lui, si doveva diffondere la notizia che fosse un appestato in modo che tutti lo evitassero. Quindi dopo qualche giorno inscenare il suo funerale al cospetto dell'intero esercito, mentre Giafer viene trasportato nella cittadella di Ormuz per finire lì i suoi giorni. Venne scelto un manipolo di uomini fidati per eseguire questi ordini, ed il comandante della cittadella di Ormuz, ricevuto il regale prigioniero ne impedì la vista a chiunque. Lo serviva personalmente e non permetteva a nessuno di avvicinarlo. un giorno Giafer scrisse il suo nome su un piatto d'argento con un coltello e lo consegnò ad uno schiavo. questi credendo di ricevere una ricompensa lo consegnò al comandante della cittadella di Ormuz, ma invece venne ucciso e seppellito di gran premura. Giafer restò a Ormuz fino a quando il comandante della cittadella, non venne nominato a Ispahan (Parigi), e Cha-Abas, decise che anche Giafer avrebbe seguito il fedele comandante. Questi fu sempre ligio al suo dovere, impedì con ogni mezzo che si potesse vedere il volto del prigioniero, durante gli spostamenti diurni, o le visite mediche gli veniva coperto il volto con una maschera di ferro.
    Per più di 50 anni Voltaire, fece ricerche incontrando più che ostacoli, indifferenza. Ciò fece nascere in lui una congettura piuttosto affascinante: l'usurpazione della corona da parte di Luigi XIV.<la maschera di ferro era senza dubbio un fratello del re Luigi XIV, la madre di cui era nota per la sua predilizione per la raffinata biancheria. La regina doveva essere convinta che fosse colpa sua se non nasceva un erede a Luigi XIII, quando la regina rimase incinta - senza per altro convivere con il re - si confidò col cardinale Mazarino, il quale fece in modo che il re Luigi XIII e la regina dormissero per un periodo nello stesso letto. In quest'incontro fu concepito Luigi XIV, e la regina di concerto col cardinale decisero di tenere nascosta al sovrano, l'esistenza dell'altro figlio, La Maschera di Ferro. Questo segreto rimarrà tale anche per Luigi XIV, almeno fino alla morte del Mazarino. Quando Luigi XIV seppe del fratellastro, stimò più pietoso e giusto, continuare a tenerlo nascosto piuttosto che far piombare sulla corte di Francia, l'onta di una nascita illegittima>.
    Anni dopo queste rivelazioni, anche la regina Maria Antonietta d'Austria ^_^ ebbe la curiosità di chiedere al marito, Luigi XVI, di scoprire l'identità della maschera di ferro, ma non vi fu alcun risultato apprezzabile, malgrado il re consultò i segreti archivi. Tuttavia non può non credersi che quest'uomo sia davvero esistito, abbiamo molti testimoni, alcuni dei quali confidarono a Voltaire i loro ricordi.
    Blainvilliers riporta anche un altro inquietante particolare, che alla morte di quel prigioniero, 1703, furono poste nella bara delle droghe per consumarne presto il corpo. >>
    Altra fonte Claude Souchon :unsure:
    << Di lui disponiamo una testimonianza indiretta, resa ad un certo padre Papon: < [...] fu trasferito a Santa Margherita un prigioniero, con una maschera di ferro [...] il suo nome forse non si saprà mai>>. Egli riporta un aneddoto che, per certi versi ricorda quello del piatto d'argento e del pescatore riportato da Voltaire. << [...] il giovane si avvicinò alla cella [...] il governatore (Saint-Mars) appena lo vide chiuse la porta di scatto e chiese in modo preoccupato se avesse udito, o peggio, visto qualcosa [...] quando fu rassicurato, rimando a casa il giovane con una lettera per il padre di lui [...] "quell'avventura poteva costar cara a tuo figlio [...]" >. Sembra proprio che Souchon, sia una fonte inesauribile di fatti, di lui ci sono pervenuti altri due importanti aneddoti. < [...] conobbi un ufficiale che mi raccontò una volta che un barbiere trovò una finissima camicia di lino bianco che galleggiava sul mare. Su quella camicia vi erano delle scritte [...] il barbiere, credendo di far fortuna la riportò al governatore (Saint-Mars), che volle assicurarsi che l'uomo non aveva letto nulla [...] il barbiere fu trovato morto nel suo letto due giorni dopo. [...] venne cercata una prostituta per affidarla al prigioniero [...] si presentò una donna alla quale venne imposto di abbandonare figli e ogni altro contatto con il mondo>> -_-
    << Riousse, testimone oculare del trasferimento del prigioniero mascherato, fu lui a raccontare per primo la famosa scena del piatto <[...] siete fortunato a non sapere leggere [...]> , in quel periodo i detenuti dell'isola protestavano molto, scrivendo i loro nomi sui vasellami e piatti, da qui si pensa derivi l'attendibilità di questo importante aneddoto.>>
    Quindi cercò di farsi riconoscere... magari gli tagliarono la lingua :cry:
    No! Sembra che abbia parlato al suo medico :unsure:
    << Favre, il cappellano della chiesa di Santa Margherita. Di lui si intuisce che sapeva molto, ma il suo silenzio fu pagato profumatamente. Dall'archivio dei pagamenti di Santa Margherita si evince che, nello stesso mese che in quell'isola fu mandato come governatore Saint-Mars, a Favre fi assegnato uno stipendio di ben 600 lire all'anno, una somma cospicua per quei tempi. Forse fu lui a riferire a Souchon, l'aneddoto del barbiere. Lenglet-Dufrensoy, abate, rinchiuso per 8 volte alla Bastiglia di lui sappiamo che disse, rispondendo ad alcune domande indiscrete sul prigioniero mascherato, <non voglio tornare una nona volta in quella prigione>. Linguet, che fu rinchiuso per diversi anni alla Bastiglia. <[...] il prigioniero portava una maschera di pesante velluto, non di ferro, [...] era il governatore a servirlo di persona [...] quando morì, tutto ciò che era suo fu bruciato>.
    :o: Lagrange-Chancel, prigioniero nelle isole di santa Margherita. <[...] l'affare dell'uomo della maschera di ferro, non era più un segreto di stato, [...] il governatore prima di Saint-Mars, mi ha assicurato che quell'uomo era il duca di Beaufort [...] quando Saint-Mars lo condusse alla Bastiglia, il prigioniero temette per la sua vita, [...] ho saputo da un certo Dubuisson, che riuscì a comunicare con il prigioniero attraverso il tubo del camino, che quando gli chiese il perché si ostinasse a non rivelare il suo nome, il prigioniero rispose testualmente: "Questa confessione costerebbe la vita a me, e a tutti coloro ai quali rivelerei la mia identità">.
    Padre Griffet, cappellano della Bastiglia dal 1745. Egli, appassionato ricercatore della verità, ascolta, valuta e soppesa i diversi ricordi dei prigionieri e li redige nei suoi preziosi appunti. <[...] alla sua morte fu dato ordine di bruciare tutto ciò che gli era appartenuto, [...] vennero imbiancati i muri della sua prigione e sostituiti i vetri alle finestre>.
    Chevalier, un tale incaricato di cercare la verità sulla maschera di Ferro. Egli convalida l'esposizione di padre Griffet: <il prigioniero [...] era trattato con grande rispetto, specialmente dal governatore di Saint-Mars, [...] alla sua morte che avvenne il 20 novembre del 1703, tutte le sue cose vennero bruciate, il resto venne buttato via [...]>. Dalle testimonianze avute, e dall'instancabile ricerca di Voltaire abbiamo comunque pochi elementi certi.
    Nel 1703 muore alla Bastiglia un prigioniero che passò tutta la sua detenzione mascherato.
    Non vi è unanimità di vedute circa l'età del prigioniero, si oscilla tra i 45 anni (atto di morte redatto presso la cappella di Saint-Paul) e i 60 anni (secondo le testimonianze del medico della Bastiglia).
    La prima ipotesi, avvincente, prende le mosse dall'opera anonima Memorie per servire alla Persia (1745), continua con L'anno Letterario di Fréron (1768), per consacrarsi con un'altra opera anonima dal titolo esplicito, Storia del figlio di un re, prigioniero alla Bastiglia, ritrovato sotto le macerie di questa fortezza (1789).
    La Maschera di ferro è il Conte di Vermandois.
    Se mistero c'è riguardo al conte di Vermandois, vi è sulla causa della sua morte: chi dice che morì in battaglia, chi ci tramanda che morì di vaiolo, chi ancora ci racconta che morì in seguito ad una sbornia. Quello che si sa per certo è che far credere che fosse lui la maschera di ferro era utile alla corte di Francia che voleva nascondere la reale identità di quest'uomo.
    Quest'ipotesi cadde definitivamente nel 1789 quando venne ritrovato un biglietto - sicuramente nascosto da funzionari di corte - nel biglietto si leggeva: <<sono Luigi di Borbone, conte di Vermandois, si legge nel documento, nominato grande ammiraglio di Francia. Una sciocchezza mi ha fatto rinchiudere nel castello di Pinerolo, poi nelle isole di Santa Margherita e infine alla Bastiglia, dove finirò con tutta probabilità il corso della mia triste vita. Ho già tentato più volte di farmi riconoscere, tuttavia non sono riuscito; così scrivo queste poche parole che nascondo in un buco della mia camera, nella speranza che in seguito il caso lo faccia conoscere agli uomini. Ho scritto e nascosto questo foglio il 2 ottobre del 1701, alle sei di sera, giorno e ora che corrispondono a quelli della mia nascita. Mi devono cambiare la stanza, così voglia il cielo che i miei desideri siano accolti. Firmato : Luigi di Borbone, conte di Vermandois, il più infelice innocenti>>. Inutile ribadire la falsità del biglietto, artatamente creato perché sembrava comodo far credere che la Maschera di Ferro fosse il conte di Vermandois.
    La Maschera di ferro è il Duca di Beaufort. Questa ipotesi si basa su testimonianze più o meno attendibili, come quelle - già citate - di Lenglet-Dufrensoy e di Lagrange-Chancel. Tale ipotesi prende le mosse dalla scomparsa, durante la battaglia di Candia, del duca di Beaufort. Di lui si racconta che morì il 25 giugno del 1669, e la sua testa recisa dal corpo, venne portata fra le strade di Costantinopoli. Tuttavia, non si trovò mai il suo corpo. Tale ipotesi, può comunque smontarsi in base ad un dato di difficile confutazione, il duca di Beaufort nacque nel 1616, se fosse stato la Maschera di Ferro, nel 1703 (anno della morte del famoso prigioniero) avrebbe avuto ben 87 anni, e non 60 come sosteneva il medico che curò il prigioniero mascherato (e non si può credere che un medico possa sbagliarsi così grossolanamente sull'età di un paziente) o addirittura 45, come pare evincersi dall'atto di morte.
    La Maschera di ferro è un Milord inglese. :wacko:
    Ma cosa scriveva nella sua lettera la principessa Palatina? <[...]un milord inglese invischiato nell'affare del duca di Berwick contro il re Guglielmo[...]>.
    Chi era il duca di Berwick? Era il figlio naturale di Giacomo II, re d'Inghilterra che fu detronizzato da Guglielmo d'Orange. Stando così le cose e valutando i fatti le maschere di ferro potrebbero essere addirittura due: 1) Milord inglese immischiato nell'affare del duca di Berwick, citato dalla Palatina; 2) Monmouth, figlio di Carlo II. Nessuna di queste due ipotesi, alla luce della storia può essere considerata valida. Vediamo perché. Carlo I morì sul patibolo, il 30 gennaio 1649. Gli succede Cromwell che morì nel 1658. Succede al trono Riccardo, che si dimette l'anno seguente, quando richiamato Carlo II, si restaura la monarchia.
    Carlo II morì nel 1685, lasciando un figlio, il duca di Monmouth, e la corona al duca di York (fratello di Carlo II), che si farà chiamare Giacomo II. Monmouth, avido potere, voleva a tutti i costi la corona e cominciò a tessere una fitta rete di intrighi, che sfociarono nel suo arresto e nella sua decapitazione ordinata da Giacomo II. Almeno questa è la versione ufficiale. A Londra, subito dopo quest'esecuzione, si sparse un'altra voce che al momento di decapitare il duca di Monmouth, venne sostituito da un altro condannato. In seguito - si dice - che il re stesso l'avrebbe prelevato dalla prigione e fatto incappucciare perché non venisse riconosciuto, venne trasportato verso una destinazione sconosciuta. Vi è una testimonianza circa una probabile identità tra Monmouth e la maschera di ferro. Un chirurgo, un certo Nolan, venne un giorno condotto alla Bastiglia per eseguire un salasso, il paziente era un fine prigioniero incappucciato che si lamentava per il forte dolore di testa, e dall'accento il chirurgo capì che doveva essere inglese. Sembrerebbe così che Monmouth sia la maschera di ferro, tuttavia vi è un dato che smonta questa ben costruita ipotesi noi sappiamo che la Maschera di Ferro, seguì le sorti di Saint-Mars da Pinerolo in poi. Ebbene nel 1685 data storicamente documentata della (vera o fittizia) esecuzione del duca di Monmouth, Saint-Mars non era più a Pinerolo, ma era già ad Exiles, e la Maschera di Ferro era con lui.
    La seconda ipotesi nata dalla lettera della Palatina, sembra cedere contro un dato irrefutabile: il tempo. Berwick, nacque nel 1671. La Maschera di ferro venne arrestata, al più tardi, nel 1681 (l'ultimo anno di permanenza di Saint-Mars a Pinerolo), quindi che spessore politico e quale affare poteva produrre o interessare un bimbo di nemmeno 10 anni? Sembrerebbe più che altro che qualcuno abbia volutamente mentito alla Palatina per gettare ancora di più oblio su questa strana vicenda.>>
    :huh:
     
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  11. Klara Kleyla
     
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    Mattioli sarebbe imputabile per l'importanza per la Francia del possesso di Casale: la Francia possiede Pinerolo, frontiera occidentale del Piemonte; Casale è alla frontiera orientale, il possesso di entrambe le roccaforti assicurerebbe alla Francia il controllo sull'Italia del nord.
    Mattioli nacque a Bologna nel 1640 secondo il sito http://www.paranormal.altervista.org/index...egreti/segreti8 Studiò diritto e divenne, ben presto, consigliere di Carlo III duca di Mantova.
    Ma perché mantenerlo vivo se tradì la fiducia di Luigi?!?!? E trattarlo con riguardo?
    << Il 27 aprile del 1679 Louvois scrive al governatore di Pinerolo, Saint-Mars, di prepararsi a ricevere un prigioniero di stato. <[...] lo custodiate in modo che non abbia rapporti con nessuno [...] che non si venga a sapere che voi avete un nuovo prigioniero>. Mattioli viene arrestato il 2 maggio 1679 e il re Luigi XIV ne viene immediatamente informato. Si cerca di salvare il salvabile, ma Mattioli è stato furbo, subodorando l'arresto si è disfatto di tutti i documenti: il trattato col duca di Mantova si è come dissolto. Quest'ultima onta fece decidere al re Luigi XIV che Mattioli non avrebbe più avuto la libertà. Sfortunatamente per la nostra ricerca, questo prigioniero soddisfa tutti i requisiti tranne uno: Mattioli è morto nelle isole Santa Margherita, per cui non è lui la nostra maschera di Ferro.>>
    :blink:
    << L'ultima ipotesi: a un passo dalla verita? Questa ipotesi è stata formulata nel XX secolo e prende le mosse da una lettera tuttora esistente, inviata da Louvois a Saint-Mars nel luglio del 1669. <[...] condurre a Pinerolo il Prigioniero di nome Eustache Dauger [...] costui venga sorvegliato in gran sicurezza, che non possa dare sue notizie in nessun modo, né a voce e né per lettera. [...] dovete portare voi stesso da mangiare a quel prigioniero>. Era il 1932, quando lo storico Maurice Duvivier, afferma che La Maschera di Ferro è Eustache Dauger. Nacque nel 1637, quindi nel 1703 (anno in cui morì la maschera di ferro) avrebbe avuto 66, età compatibile con quella constatata dal medico dell Bastiglia. Inoltre la famiglia di questo d'Augé, si fa chiamare de Cavouet ed è una famiglia molto intima col Re. Eustache non sa approfittare della carica di ufficiale che riveste, è un donnaiolo, beve, intrattiene amicizie che lo introducono in un giro di messe nere, orge e manifestazioni sacrileghe. Il re non può far finta di nulla e deve destituirlo dal grado di ufficiale. Viene in seguito coinvolto in un duello, e dopo un intricatissimo processo che sembra non terminare mai, viene incarcerato, era il 1667. Tutt'oggi si conserva l'ordine di carcerazione, ma non quello di scarcerazione: che sia una prova che questo prigioniero non venne mai più rilasciato? Comunque sia, non sembrano essere sufficienti la condotta licenziosa del giovane, il duello e le sue amicizie, a giustificare la radiazione dal mondo di Eustache, allora Duvivier, elabora una intricatissima teoria. anche constatando un fatto: l'ordine di carcerazione è datato 1667, come mai secondo i registri di Pinerolo Dauger vi arriva solo nel 1669?>>
    Eustache secondo Duvivier, avvelenerà Fouqet.
    << In una lettera di 4 mesi dopo la morte di Fouquet, da Louvois a Saint-Mars si legge: <[..]informatemi sul modo in cui è stato possibile che questo Eustache abbia fatto ciò che mi avete riferito e dove ha preso le droghe necessarie per farlo, non potendo credere che siate stato voi a fornirgliele>. Anche se non è la Maschera di Ferro, Dauger, resta comunque il prigioniero nemero uno della storia di Francia. Lo è da subito, per il Re, per Louvois, per Saint-Mars. Lo è dopo oltre 27 anni dal suo arresto: il rigore attorno a lui non è cambiato di una virgola. Nel 1696, il ministro di stato Louvois muore e gli succede il figlio Barbezieux, il cui primo interesse è chiedere notizie dell'illustre prigioniero. gli risponde Saint-Mars (da Santa Margherita): <[..]I miei luogotenenti servono i pasti alle ore stabilita, [...] al prelievo dei piatti si controlla se vi è qualcosa di scritto sopra, [...] vine ispezionata la stanza fin sotto il letto, [...] alla fine vengono richiuse le tre porte di ingrsso [..]>. Quando Saint-Mars deve raggiungere la Bastiglia si porta dietro il suo vecchio prigioniero, e questo ce lo dice du Junca il pignolo carceriere. Dauger, fu l'unico prigioniero dal 1669 al 1703 a non lasciare mai Saint-Mars. Dei prigionieri che tra il 1664 e il 1691 arrivarono a Pinerolo: Fouquet muore nel 1680.
    Lauzun vine liberato poco dopo.
    Il monaco Giacobino muore nel 1694.
    Dubreil resta a Pinerolo.
    Mattioli muore a Santa Margherita.
    Il domestico che li accompagnava muore per la strada verso la bastiglia.
    Rimane solo Dauger.
    <qual è il profilo meglio conosciuto in tutta la Francia, anche dall'ultimo dei contadini, se non un profilo che si trova in tutte le monete in circolazione?>.
    Un gemello del re? Questa domanda/provocazione, richiama l'idea che era alla base della teoria di Voltaire, e cioè un fratello del Re. Certo sarebbe probabile e oltremodo affascinante voler credere a tale teoria, ma sfortunatamente per l'etichetta di corte, era difficile per una regina partorire in segreto, come tenere nascosta dunque la nascita di due gemelli? Forse, si è tenuta nascosta questa nascita per evitare all'epoca della successione al trono una lotta fratricida. Si coinvolsero - quindi - tutti gli interessati legandoli in un profondo silenzio, e si scelse quali dei due gemelli sarebbe stato il delfino di Francia. L'altro essendo fuori discussione ucciderlo - era pur sempre un erede al trono - venne fatto crescere nel più segreto riserbo e non appena crebbe venne rinchiuso in una "dorata" prigione e assistito in modo intenso. Questo non è dato saperlo. Forse, la corte di Francia è andata anche oltre i suoi intenti ha davvero consegnato all'oblio l'esistenza di quest'uomo, ha realmente creato un intricato ginepraio di ipotesi ognuna delle quali valida e invalida allo stesso tempo. L'unica cosa che è certa, è che intere generazioni di uomini si sono adoperati per mantenere questo segreto, non rivelandolo nemmeno in punto di morte. Anche de Chamillard, successore di Louvois e di Barbezieux, quando gli fu chiesto in punto di morte di rivelare il nome del misterioso prigioniero, rispose: <non posso dirlo, è un segreto di stato>. :wacko:

    Al termine delle sue ricerche Voltaire (anche se non era in possesso di tutta la documentazione citata e oggi disponibile) conclude (Le siècle de Louis XIV) che doveva trattarsi del fratello gemello (o di un fratellastro) di Luigi XIV, la cui esistenza sarebbe stata occultata per evitare contestazioni sul diritto al trono del medesimo.
    L'ipotesi avanzata da Voltaire ha però un punto debole: a quei tempi il parto di una regina era quasi una cerimonia pubblica, soggetta anch'essa, per quel che era possibile in un evento di questo tipo, al rigido protocollo di corte. Vi assistevano il medico di corte, una o più levatrici, il personale di servizio addetto alle varie incombenze per l'assistenza alla partoriente, dame di compagnia della regina, ufficiali di camera, ecc. La cronistoria dell'evento veniva poi riportata, sia pur sinteticamente, sui registri di palazzo. È quindi estremamente improbabile che si sia potuta occultare la nascita di un gemello (così come sarebbe stato difficile alla regina nascondere una gravidanza clandestina). E poi, a chi affidarne la cura e l'educazione? Non certamente ad una famiglia di popolani. Al momento in cui si decide di internare lo scomodo fratello, come sottrarlo ai genitori “putativi” senza destare i sospetti ed evitare le dicerie di tutti coloro che hanno avuto a che fare con lui (precettori, medici, servitù della famiglia incaricata della educazione dell'illustre rampollo)?
    Ma è stata avanzata anche un'altra ipotesi non priva di suggestione (ma neppure di elementi contraddittori): che il misterioso prigioniero non fosse altri che il padre naturale del Re Sole.
    LaMascheraDiFerro
    Screenshot dal film La maschera di ferro (film 1998)

    Stasera-in-tv-su-Rete-4-La-maschera-di-ferro-con-Leonardo-DiCaprio-4
    leonardo_di_caprio_nella_maschera_di_ferro

    GettyImages-145658370-692x1024

    Louis-xiv-lebrunl
    https://upload.wikimedia.org/wikipedia/com...xiv-lebrunl.jpg
     
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  12. Bianca Serena
     
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    Leonardo di Caprio molto fine non somiglia affatto al re più grossolano!!
    Però bravissimo nella sua interpretazione :D
    Anni 60 o circa 40 non si sa!
    A questo punto credo che Voltaire abbia avuto le sue fonti in prigione, certo molti anni dopo però indagò personalmente sui fatti.
    Che Anna abbia partorito in pubblico è anche vero, ma potrebbe essere il figlio del fratello di Luigi XIII oppure un figlio illegittimo di Anna che avrebbe potuto smascherare anche Luigi?
    Ma perché tenerlo sano e salvo?
    :blink: :blink:
    No!
    Un gemello!
    Mai storia narra di fratelli gemelli?
     
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    Chissà :)
    Un mistero molto interessante! Si potrebbe pensare che il prigioniero non fosse stato uno di quei prigionieri rinchiusi in quel periodo storico, perché magari per ragioni a noi ignote, non avrebbe dovuto lasciar tracce di sé né da vivo né da morto.
    Si dovrebbe indagare meglio sul caso ma credo Voltaire abbia lavorato con molta cura e scrupolosamente sull'identità dell'uomo con la maschera.
    Sappiamo che inizialmente Luigi era un animo timido e poi alla morte di Mazzarino la sua personalità mutò. :) Può destare sospetto? Uno scambio?
    E perché non pensare alla nascita di due gemelli... Scusate la mia ignoranza: cosa sarebbe successo se fossero nati due gemelli? Avrebbe regnato quello uscito per primo dal grembo della madre? E se realmente qualcuno pensò di scambiare i fratelli perché non piaceva ad una parte dei notabili francesi? :rolleyes:
    Chi può dirlo??
    Approfondiremo sulla storia dei gemelli al trono!
    Continuiamo con gli "Amori del Gran Re".
    La sua intimità con la duchessa della Vallière continuava nonostante le frequenti infedeltà di Luigi XIV.
    Fin dal 1669 la duchessa notò l'ascendente che prendeva la signora di Montespan sul re.
    Nel 1675 si convertì e divenne carmelitana a Parigi.
    🍃 Un re che punisse in tal modo una donna colpevole lo si direbbe un tiranno; eppure, in tal modo tante donne si sono punite da sé per aver amato. 🍃
    Quando a suor Luisa della Misericordia ovvero duchessa della Vallière, fu annunciata la morte del duca di Vermandois, frutto della sua relazione col re, esclamò: << È giusto che io pianga la sua nascita ancor più che la sua morte >>.
    :shifty: Il famoso indiziato e potenziale prigioniero con la maschera....
    Alla suora rimase una figlia, la quale sposò poi il principe Armando di Conti, nipote del gran Condé.
    La marchesa di Montespan si circondò di sfarzo!
     
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  14. Simpaticissima
     
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    Indagherò sulla realtà o fantasia di questo misterioso personaggio
     
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    Mademoiselle, dopo ch'ebbe rifiutati molti sovrani volle a quarantaquattro anni sposare un gentiluomo.
    Già il contratto era compilato e per un giorno Lauzun fu duca di Montpensier, perché Mademoiselle portava il titolo di duchessa di Montpensier.
    Tutto era disposto allorché il re cambiò idea.
    E nel novembre del 1670, fece rinchiudere Lauzun nel castello di Pinerolo, come pena di aver sposato in segreto la principessa che, alcuni mesi avanti gli aveva permesso di sposare in pubblico.
    Fu prigioniero per dieci anni.
    🍃 È giusto che un re tratti un uomo più duramente di come lo tratterebbe la legge? 🍃
    Alcuni pensano fosse colpa della signora di Montespan, che si sentiva offesa dal conte di Lauzun.
    🍃 Sarebbe stato un atto insieme tirannico e pusillanime l'immolare alla collera d'una donna un uomo dabbene, un favorito il quale, vedendosi tolta la massima delle fortune, avrebbe avuto la sola colpa d'essersi lagnato a dismisura della signora di Montespan. 🍃
    🍃 Mi perdonino tali riflessioni, me le strappano i diritti dell'umanità.🍃
    Coloro che hanno messo in dubbio il fatto del matrimonio segreto leggano i Mémoires de Mademoiselle.
    Nota della pagina:
    🍃 Montpensier, Anna-Marie-Louise d'Orléans, nota con il nome di Mademoiselle, figlia di Gastone d'Orléans, nata a Parigi nel 1627. I suoi Mémoires sono più lo scritto di una donna presa di sé, che di una principessa testimone di grandi avvenimenti; nondimeno vi si trova qualcosa di curioso. Di lei abbiamo anche alcuni romanzi, che nessuno legge. I principi, nei loro scritti, sono come tutti gli uomini: se Alessandro e Semiramide avessero scritto opere noiose, li si sarebbe trascurati. Si trovano più facilmente cortigiani che lettori. Morì nel 1693. ( Catalogue).🍃
    In quelle memorie si desumerebbe che la principessa, non osò lamentarsi ad alta voce della prigionia del marito.
    Si legge: " Non posso né devo cambiare per lui".
    Lauzun e Fouquet furono stupiti di ritrovarsi nello stesso carcere.
    Dopo dieci anni poté uscirne, ma solo quando la signora di Montespan ottenne da Mademoiselle che cedesse la sovranità di Dombes e la contea d'Eu al duca del Maine, ancor fanciullo, che ne ebbe il possesso dopo la morte di quella principessa.
    Essa fece la donazione sperando che il signor di Lauzun fosse riconosciuto come suo marito ma s'ingannò.
    🍃 Essa si ridusse a essere sua moglie segretamente, e a subire le sue scontrosità in pubblico.🍃
    La signora di Montespan aveva raggiunto la sua massima potenza fin dall'inizio degli intrighi...
    Atenaide di Mortemart, moglie del marchese di Mintespan, la sua sorella maggiore, Marchesa di Thianges, e la sorella minore, per la quale ottenne la badia di Fontevrault, erano le più belle donne del tempo, e tutte e tre possedevano inoltre singolari doti spirituali.
    Il duca di Vivonne, loro fratello, maresciallo di Francia, era anche lui tra i cortigiani, uno degli uomini più ricchi di gusto e di lettere.
    La signora Scarron, di poi signora di Maintenon era più ricca di lumi e più dolce nella conversazione della Montespan.
    Ma la Montespan rimase a lungo la favorita del re prima che le fosse presentata la signora di Maintenon.
    Il trionfo della signora di Montespan si ebbe durante il viaggio nelle Fiandre nel 1670. La rovina degli olandesi fu predisposta in mezzo ai piaceri.
    Nelle città dove si pernottava erano fatti trasportare i più bei mobili della Corona.
     
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172 replies since 6/3/2016, 11:11   1497 views
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